Descrizione Opera / Biografia
Laureato in Cinema, musica e teatro a Pisa (anno accademico 2009-2010) e in Discipline della musica, dello spettacolo e del cinema dell’Università di Udine (anno accademico 2012-2013), Jacopo “Regy” Torriti, classe 1987, livornese di nascita, da sempre alterna la teoria cinematografica con la pratica, ora collaborando con amici videomakers (tra i quali, Luca Bardi e Drosera Videoproduzioni) nella realizzazione di filmati, ora lavorando a progetti personali di editing video. Col nome di “Jack Towers” Jacopo gestisce insieme al (video)artista Giulio Zannol un canale vimeo (https://vimeo.com/user6385992/videos), dove è possibile dare un’occhiata ai suoi mashup. È nei ritagli di tempo che azzarda a scarabocchiare qualcosa. Quando la sua matita non è impegnata a disegnare storyboard, s’intende.Le sue opere – che sono state esposte in passato a Livorno, a Gorizia e a Roma – sono perlopiù originate da suggestioni e/o illuminazioni che alcune città europee in cui l’artista ha soggiornato (tra le quali Parigi) hanno saputo scatenare nell’animo dell’autore; e rappresentano per lui ora progetti passati abortiti troppo presto, ora ricordi confusi, velati di una nostalgia insostenibile, ora progetti futuri, ancora in fase di sviluppo. Il tutto calato in una grottesca dimensione onirica, frutto di un processo di trasfigurazione del reale e di una sperimentazione continua (ed ingenua, allo stesso tempo) sul colore, attraverso un’eterogeneità di strumenti a disposizione (matite, pennarelli, tempere, pastelli ecc...), senza disdegnare in tempi recenti l’utilizzo del digitale (grazie agli insegnamenti di artisti grafici, quali Angela Vianello e David Orlandelli).“Tensione” rappresenta un ipotetico punto d’arrivo – sia sul piano tecnico-stilistico, che su quello tematico – di una poetica fondata sul perturbante, in cui però si sussurra un disagio interiore piuttosto che urlarlo. In questo caso, ciò che viene sussurrato è un sentimento di tensione misto a fastidio che evidentemente l’autore prova in società, come ben evidenzia la posa impacciata dell’uomo nudo del quadro, la cui spina dorsale artificiale parrebbe ostacolarne la deambulazione nello spazio circostante: da qui il senso di vertigine della scena, suggerito non soltanto da un inquietante contesto – inquadrato oltretutto dal basso verso l’alto – ma anche dal decentramento della glabra figura maschile rispetto alla composizione stessa. Ma la goffaggine dell’uomo, benché arrivi a stemperare il (freddo) erotismo dell’affollato boudoir, riesce ad acquisire connotati titanici, essendo l’uomo in questione tutto proteso, nonostante i suoi handicap, verso la sua meta in fondo alla stanza, dove una giovane donna cornuta lo osserva con indifferenza da sopra un voluttuoso letto a baldacchino. Chi sarà mai costei?