Descrizione Opera / Biografia
Un artista di perimetro.
Il disegno è solo uno dei linguaggi utilizzati da Mauro Gentile, cresciuto e formatosi come architetto. Gentile è autore anche di dipinti, d’installazioni e di scenografie teatrali (vincitore del premio FITA nel 2015). Si avvicina al mondo dell’arte negli anni degli studi universitari presso la Facoltà di Architettura di Venezia per obbedire a un talento frutto di studio, di sensibilità, di intelligenza. Questa cosciente ostinazione è una delle ragioni della sua tesa serenità ma anche della sua solitudine. Porta un’idea di arte entro cui trasmettere una forma di esistenza, i suoi e i nostri umori, il senso delle giornate. È una progressione nella ricerca con castità di mezzi, la ricerca delle proprie radici, dell’essenza del proprio essere, forse la chiave della sua maturità.Risale al 2013 l’utilizzo in maniera quasi esclusiva di una carta riciclata autoprodotta come supporto per la realizzazione di una serie di lavori solitari e puntigliosi, fatti di migliaia di minuscoli segni o righe, ora organizzati secondo andamenti geometrici, ora lasciati al flusso delle sensazioni e all’apparente vagare della mano. Quella sua carta è un elemento focalizzante, nell’attuale fase creativa. Fogli di abbacinante candore lasciano intuire misteriose presenze umane, ma anche singolari apparizioni che riempiono il silenzio, raggiungendo un sofisticato effetto d’astrazione caratterizzato da una ricerca emotiva e intellettuale. Piuttosto che rappresentazioni sono metafore del reale, del vissuto, che si contraggono e si espandono assecondando la forma del supporto da cui nascono. Una scrittura di emotività spesso altrui, da comunicare con una mano leggera, evanescente e raffinata. “…la carta…” dice Gentile ”…viene dal recupero di ritagli di altra carta bianca che scarto quando svolgo il mio mestiere di architetto. Viene messa a macerare per qualche giorno, ridotta in poltiglia, stesa su una tela bagnata e battuta con una stecca. Da qui nasce la grana del materiale, ruvida e ombrosa da un lato, liscia e morbida al tatto dall’altro. “Solitamente” prosegue Gentile “non riquadro i fogli, lasciando che la forma si manifesti liberamente. Questa operazione genera da sola un contesto nuovo, diventando già un primo aiuto alla composizione a cui lavorerò utilizzando un pigmento che garantisce l’inalterabilità del nero nel tempo e del colore a olio molto denso che penetra nella carta creando un effetto cupo e opaco.” I lavori sono le pagine di una sorta di diario di impressioni personali talmente introspettive da diventare quasi estranee. Una necessità personale a cui l’artista dedica il tempo necessario alla costruzione di un rituale proprio, diventando così non tanto la memoria narrata di ciò che è accaduto quanto una possibile visualizzazione dell’accadimento stesso. Nei lavori resta l’interesse per le inquadrature in primo piano e l’attenzione per i dettagli come resta pure l’impianto narrativo di una storia di rimando suggerita da ogni opera, che è misteriosa ed enigmatica, esito di una lunga ricerca che tenta l’esplorazione di territori ignoti ma percepibili. “Mi interessano le cose che non si vedono, che aleggiano a livello subcosciente. Il viaggio in Terra Santa nel 2010 mi ha portato a considerare l’essere umano come un elemento centrale, con la sua forza, con le sue debolezze derivanti talvolta dal peso che grava sull’essere umano frutto di condizioni di sofferenza interiore. Da questi pensieri è nata la metafora di Atlas…” Ricollegandosi al mito di Atlante che, secondo il poeta Esiodo, Zeus costrinse a tenere sulle spalle l’intera volta celeste, Gentile disegna delle figure umane essenziali di grafia quasi infantile, considerati come piccoli eroi della quotidianità. “Molti sono più o meno consapevolmente i ritratti delle persone che ho conosciuto o che conosco… Ricordo i loro racconti, le difficoltà che hanno incontrato nella vita e come hanno reagito a questo carico talvolta immane… Da un lato c’è la carta che genera il contesto dell’azione, dall’altro il ricordo di una esperienza altrui. Spesso gli Atlas reggono strane architetture composte di altri individui in una mia forma di struttura della società. Talvolta le forme congelano l’immagine in una fase del crollo, rappresentante per me la crisi di valori di cui quella struttura porta i segni...” “…la nostra storia è un processo di stratificazione che costituisce ogni forma di civiltà... Noi stessi siamo una stratificazione di accadimenti, il risultato di ogni singola quotidiana esperienza…” Grafica, semiotica e desiderio di superare i limiti della realtà ma anche poesia sensibile e visiva sono gli elementi costitutivi delle opere. Attratto da ciò che è, come dice, “…inconoscibile…” lo conforta un metodo esecutivo molto rigoroso. Le forme sono oltrepassate da qualcosa d’infinito nascendo dall’organizzazione di un vuoto sempre diverso. Si muove consapevole tra il silenzio e la presenza.
testo di Eliana Bevilacqua
Mauro Gentile nato a Messina il 12/03/1974,vive non distante da un fiume in Friuli e lavora come libero professionista non distante da un fiume in Veneto.Laureato presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove ha svolto attività didattica nei laboratori di Progettazione Architettonica, di tesi come correlatore e di tutor nelle accademie estive in Venezia organizzate dall’Università di Dortmund.Si occupa di pittura, installazioni ambientali e scenografia con opere esposte, premiate e pubblicate in diverse rassegne e manifestazioni italiane ed estere.Dal 2005 entra nel circuito della Mail Art, partecipando a numerosi progetti in Italia ed in Europa.Dal 2010 al 2015, è stato cofondatore e Presidente dell’associazione culturale Rizoo (www.rizoo.it )con sede a Portogruaro.Nel 2014-2015 ha fatto parte del comitato di supporto all’Assessorato alla Cultura del Comune di Portogruaro per la programmazione delle attività espositive per la Galleria di Arte Contemporanea “ai Molini”, progettando ed allestendo in particolare la mostra “polvere di speranza” dedicata alla scultrice Dolores Previtali e la mostra “materia E’ spirito” dedicata al maestro Giorgio Celiberti di cui ha curato con la Dott.ssa Eliana Bevilacqua l’allestimento di mostre personali a Como, Cassino, Trieste e Udine.Nel 2014 il suo interesse si volge al disegno su fogli di carta rici-clata che egli stesso produce. Il disegno, visto come estrema sintesi della ricerca pittorica costruita nel tempo, diventa un appunto costan-te delle riflessioni sull’aspetto psicologico e sociologico dell’essere umano contemporaneo, costituendo il tema di fondo del ciclo di lavori intitolati “Atlas”. Sull’approfondimento di tematiche analoghe, la co-struzione dei cicli scultorei intitolati “Polis”,“Metro” e ”macchinascenica” cominciati nel 2018.