Scrittura autodistruttiva è un’opera parte di un ciclo di scritture impossibili. Nel momento stesso del nascere si sovrascrive senza mai portarsi a termine, il suo venire alla luce termina con la sua negazione. Due passi avanti e uno indietro. Una ciclicità immersiva e portata all’esasperazione. Dovessi raffigurare una scrittura autodistruttiva il suo simbolo sarebbe l’Uroboro.
/
Luca Olivieri si trasferisce da San Benedetto del Tronto a Modena a sedici anni e si diploma all’Istituto d’arte statale Adolfo Venturi in comunicazione visiva. Nel 2013 inizia a frequentare il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata, per cinque mesi vive a Bilbao grazie al progetto Erasmus. Nel 2015 pubblica la sua prima raccolta di poesie Le caverne. Nel febbraio del 2017 si laurea ottenendo il punteggio di 110 e lode con una tesi in grafica d’arte dal titolo La caverna e la parola. S’iscrive poi all’Accademia Albertina di belle arti di Torino dove vive attualmente e sta terminando gli studi portando avanti la sua ricerca artistica sulla comunicazione e il suo interesse verso l’ambito del sacro all’indirizzo di pittura con Massimo Barzagli. Nel corso degli anni partecipa a svariate mostre collettive tra cui Prospettiva Centrale alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, la Biennale di Atri Casoli Pinta e altri eventi, viene selezionato tra gli studenti dell’Accademia Albertina per esporre alla mostra Mettersi a nudo all’interno degli spazi NICE di Paratissima ed è parte del gruppo Progetto Hecate con cui partecipa alla mostra Sospesi alla Galleria Alessio Moitre a Torino. Nel mese di Aprile dell’anno in corso si classifica fra i primi dieci per la sezione poesia visiva al premio indetto dal Padiglione Venezia della Biennale ”Artefici del nostro tempo” ed esporrà per tutta la durata dell’evento al Candiani di Mestre il suo Muro di parole.