Descrizione Opera / Biografia
Titolo serie fotografica:
BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO, CREDERANNO.
L’opera è frutto di due intensi anni di ricerca, durante i quali alcune immagini comparivano nella mia mente, mentre molte altre le trovavo per strada. Per questo ho usato dalla fotografia in pellicola colore 6x6, alla fotografia digitale medio formato, alle fotografie fatte con lo smartphone: a differenza delle mie precedenti serie fotografiche dove l’immagine è sempre stata frutto di una costruzione ad hoc, qui ho cercato di costruire ed emulare, ma anche di fotografare avvenimenti e segni trovati spontaneamente lungo la strada, o di relazionarmi con imponenti installazioni da me realizzate in loco.
L’opera ruota intorno ad una riflessione scaturita dopo la visione del dipinto “L’incredulità di San Tommaso” di Caravaggio: mi sono chiesto che per quanto la cristianità si riferisca ad un Dio che è verbo, all’atto della rappresentazione tenda a porsi invece alla costante ricerca di una figurazione quanto più fisica e materica possibile. Da qui è partita una realizzazione di un’opera che altro non è che una riflessione attorno ai diversi simboli presenti nella cultura figurativa cattolico-cristiana, attorno a quegli ossimori (come “l’immacolata concezione” o “il peccato originale”) che a mio parere ben evidenziano la tensione tra un Dio che è parola e la sua figurazione. Il risultato è una sorta di piccolo personale vocabolario legato alla cultura visiva legata all’arte figurativa cristiana di cui il mio immaginario è permeato, vocabolario che non segue un ordine alfabetico ma una sorta di strada a doppio senso, che parte da una via più concreta e tangibile per poi perdersi di nuovo nell’effimero e nell’etereo, e viceversa. Un strada simile a quella in cui immagino si sia trovato San Tommaso nel momento in cui la sua fede ha cercato un riscontro tangibile nella realtà. Nel mio caso è la Fotografia che diventa quell’appiglio, si erge a testimonianza reale della visione che è stata: ma se in essa la Realtà perde i suoi contorni e si confonde con la finzione (o la ricostruzione) e di conseguenza la Fotografia stessa perde il suo ruolo di testimone, noi, che riponiamo la nostra fiducia di verità in essa cosa possiamo fare quando le siamo difronte? Possiamo solo continuare a crederle, e perderci con fede nella visione che ci propone? Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno.
Biografia:
Nato a Papiano (PG) l’8 settembre 1986 ho intrapreso un percorso teorico-artistico che si è sviluppato con tendenze filosofeggianti durante la laurea triennale (110 e lode con tesi in Estetica dal titolo “Arte e Artista nella dottrina delle Idee di Schopenhauer”), per poi essere arricchito dallo studio e dalla pratica artistica vera e propria durante il Biennio Specialistico di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (110 e lode con tesi dal titolo “Qui e Altrove: divagazioni sospese sull’immagine contemporanea”). Grazie alla mia formazione ho iniziato a muovermi sia come scrittore in seno a tematiche legate all’arte contemporanea, sia come artista esibendo una produzione che è frutto di spunti teorico-filosofici. La macchina fotografica più che “il prolungamento dell’occhio” è per me il prolungamento del pensiero, non sono un cacciatore di “attimi fuggenti” ma di riflessioni ridondanti.
Dal febbraio 2018 vivo a Maastricht dove sto sviluppando un progetto di ricerca artistica in collaborazione con il Refugee Project Maastricht sull’uso della fotografia come mezzo di espressione linguistica per la costruzione di un melting pot culturale.
Vivo ed opero tra Milano e Maastricht.