"People" nasce concettualmente il 6 aprile 2018 alle 13:15, momento in
cui ho deciso di appuntare sul mio taccuino la cifra numerica relativa
alla popolazione mondiale, operazione poi ripetuta il 6 di ogni mese
successivo alla stessa ora, per un anno. Dodici sequenze numeriche che
vanno quindi dal 6 aprile 2018 al 6 marzo 2019.
Il termine ”People” è
inteso nelle sue diverse declinazioni semantiche, con il significato di
“persone”, “cittadini”, ma anche con l’accezione di “popolo”, indicando
al tempo stesso un insieme di persone nella loro pluralità, e l’unicità
del concetto di popolo. La sequenza numerica mostra, a partire da
sinistra, la cifra costante di sette miliardi e seicento milioni, mentre
le restanti cifre cambiano di mese in mese, di giorno in giorno, di
minuto in minuto e l’ultima cifra, la decima, di secondo in secondo. Il
numero finale, l’uno, casuale nella prima rilevazione del 6 aprile 2018,
diventa simbolicamente scelto e reiterato in tutte le restanti sequenze
numeriche.
Si innesca così una riflessione che non è solamente una
mera analisi demografica sul presente, ma un’attestazione dal richiamo
esistenzialista. In questo caso però la singolarità, la soggettività,
l’”uno” come cifra numerica simbolo dell’individuo e dell’esistenza
unica, sono visti sempre all’interno di un quadro globale, di una
totalità in costante mutamento, dove ogni persona condivide una ideale
compresenza, uno spazio ed un tempo comuni.
La volatilità dei numeri
in perenne mutamento rimandano alla componente effimera dell’esistenza e
dell’arte stessa, ad una presenza fisica che ha bisogno di essere
confermata di momento in momento, di giorno in giorno, di mese in mese.
La tela diventa lo spazio fisico che accoglie quello metaforico, mentre
il tempo dell’esecuzione pittorica gioca con il tempo che scorre e che è
contemporaneamente passato, presente e futuro. Il
bianco e nero della pittura dialoga con la natura duale dell’uomo che
spesso si compone di elementi antitetici: il tempo e lo spazio dunque,
ma soprattutto la vita e la morte, la nascita e la scomparsa, in quella
che è una costante e ciclica sostituzione.
Biografia
Francesco
Gioacchini si laurea nel 2011 in Comunicazione editoriale presso
l’Università degli Studi di Macerata, frequentando l’Universitat Ramón
Llull di Barcellona tra il 2008 e il 2009. Nell’estate 2014 partecipa al
corso di Life Painting alla Slade School of Fine Art di Londra e nel
2016 lavora alla messa in opera dell’installazione ”The Floating Piers”
dell’artista Christo al Lago d’Iseo. Dopo aver frequentato il Biennio in
Pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata, nel 2018 si laurea con
lode e parte della sua tesi, dal titolo ”Glenn Ligon. Pensieri di
confine”, viene pubblicata nella collana di scritti d’arte Critical
Grounds all’interno della piattaforma arshake.com.
Francesco Gioacchini ha esposto in numerose mostre collettive e ad
ottobre 2018 si è tenuta a Macerata la sua prima personale dal titolo
”Francesco Gioacchini. Missing Days”, mentre a novembre 2018 è tra i
vincitori del Premio Marche. Il suo lavoro ed il suo nome sono apparsi
in cataloghi, riviste d’arte e siti web di settore, tra questi: Arte,
Juliet Art Magazine, rivistasegno.eu, exibart.com, arshake.com e
artribune.com. La sua ricerca si muove tra pittura, utilizzo del
linguaggio e installazione indagando i concetti di alterità e di
confine. Vive e lavora a Berlino.