Epifania materna I
monotipo calcografico, carta da stampa rosaspina 285 gr
70x50
Epifania materna II
monotipo calcografico, carta da stampa rosaspina 285 gr
70x50
Epifania materna III
monotipo calcografico, carta da stampa rosaspina 285 gr
50x70
La ricerca artistica di Elisabetta si concentra sulla capacità delle immagini di scaturire, sebbene utilizzando un linguaggio nuovo, delle emozioni e sensazioni archetipiche.Le opere indagano l’indispensabilità dell’essere presenti nell’istante nel quale la visione si manifesta, e cercano di comprendere a pieno il legame che lega il presente individuale ad un passato psichico collettivo e di emozioni unanimi ma mai manifeste tramite forme prestabilite.Da qui nasce il frequente utilizzo della tecnica calcografica sperimentale chiamata monotipia, caratteristica propria è la possibilità di stampare la matrice con un unico gesto, dove la serialità del lavoro viene consciamente negata poiché sarebbe impossibile catturare mediante azioni prevedibili e ripetibili le risonanze che muovono la nostra sensibilità.L’atto artistico infatti non possiede passato ma allo stesso tempo vive e si nutre di gesti già compiuti ma mai identici, esso possiede un carattere inatteso ma che sfugge alla casualità. l’immagine nella sua semplicità e non riproducibilità diviene ricchezza di una coscienza ingenua che inconsapevolmente parla un linguaggio universale pur nascendo da un’ intimità singolare.Le opere possiedono una luce interiore che può essere compresa solamente attuando un capovolgimento della prospettiva.La luce ed i colori non sono il riflesso di un mondo esterno ma di un universo celato nel buio, impercettibile dal di fuori.Le visioni sono molto simili al mondo immaginifico proprio del sogno ma con una sostanziale differenza;Il sogno appartiene al mondo della notte, queste immagini a quello del giorno dove l’anima è sveglia e l’io è cosciente. Qui la coscienza si trova in uno stato di veglia ma allo stesso tempo lontano dal reale, dove lo spirito si distende ma l’anima è vigile, spingendoci ad una conoscenza e ad un approfondimento della nostra esistenza, esse ci riportano all’origine dell’essere.Accogliamo in questa epifania le nuove immagini, tuttavia proviamo la sensazione che esse potessero nascere da noi, che la nostra mano avesse potuto crearle, diventando allo stesso tempo un divenire espressivo ed un divenire del nostro essere.Mediante la creatività la coscienza immaginante si riscopre ad essere l’ origine e non il prodotto di essa.L’immaginazione ci distacca allo stesso tempo dal passato e dalle realtà, aprendoci alla direzione dell’avvenire.Attraverso di essa si colloca sul terreno su cui precisamente la funzione dell’irreale giunge a sedurre o a rendere inquieto l’essere assopito nei suoi automatismi.Servendoci dell’atto creativo saremo in grado di ritrovare noi stessi, di interrogarci se la torre della nostra anima sia mai stata del tutto rasa al suolo.Non solo i nostri ricordi ma anche le nostre dimenticanze trovano qui sede, il nostro inconscio dimora e la nostra anima ne è il custode. Così chi ha in fondo al cuore un cupo castello di Elsinore, come gli uomini del passato si costruisce in se stesso pietra, su pietra un grande castello ossessionato e si ritrova ad essere l’antichissimo figlio della madre.