Descrizione Opera / Biografia
L’opera è parte di un corpo di lavori in cui il soggetto è Heidi, la bambina protagonista della serie animata disegnata da Hayao Miyazaki nel 1974. Una figurina mai immediatamente riconoscibile, unica presenza viva in grandi spazi vuoti carichi di ambiguità. Le amate montagne possono essere così luoghi di iniziazione e scoperta ma anche di solitudine e attesa dell’impossibile, dove il destino è sempre in agguato e può manifestarsi ovunque.
Per il mio lavoro mi servo in genere di un archivio personale e mirato: fotografie, immagini tratte dalla televisione o da internet, illustrazioni da vecchie enciclopedie, vocabolari e manuali, ritagli di giornale. In questo caso rielaboro dei fermi immagine televisivi in cui i contorni delle forme, soprattutto dove i contrasti luminosi sono forti, si scompongono nei tre colori primari. Non mi interessa comunque enfatizzare questo processo e alla fine il risultato si rifà nella tecnica ad un genere di pittura tradizionale, fatta di vari passaggi tonali e stesure di colore. Ciò che sta sempre alla base della mia ricerca è la rielaborazione di diversi linguaggi visivi dentro la cornice secolare della pittura.
L’opera prende corpo da fatti di cronaca, da frammenti di immagini reali o sognate, da un vissuto più o meno recente oppure dell’adolescenza e dell’infanzia.
Rappresento uomini, luoghi, oggetti in uno stato di fragilità apparente, di rischio potenziale, sia questo anche il solo fatto di non lasciare nessuna memoria di sé.
/Mantovana di origine, vive e lavora tra Como e Milano. Diplomata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, matura significative esperienze professionali come scenografa in ambito teatrale, cinematografico e televisivo. Realizza anche diverse produzioni pubblicitarie (Bulgari, Adidas, Sony Playstation,…) e video musicali. Per conto dello studio Franca Soncini cura gli allestimenti di varie sfilate di moda per Milano Collezioni nonché di alcune conventions, tra cui Beiersdorf S.p.A, Kurt Salmon Associates e Finmeccanica.Dal 2002 collabora stabilmente con il teatro Out-Off di Milano e con il regista Lorenzo Loris, firmando gli allestimenti di varie opere tra cui: Le Serve di J.Genet, Finale di partita di S.Beckett, Terra di nessuno e Il Guardiano di H.Pinter (Premio Nazionale della critica 2011). Dal 2003 svolge attività di docente di Comunicazione Visiva, Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole statali superiori. Da sempre si dedica alla pittura. Nel 2004 da Milano si trasferisce a Como dove inizia ad esporre partecipando a diverse collettive. Nel 2011 vince il concorso nazionale WIA per le arti visive nella sezione pittura. Nel 2012 le viene così proposta la prima mostra personale presso lo Spazio Bresso Cultura-ex Ghiacciaie (Milano).Nel 2015 partecipa alla mostra Specula all’Accademia delle Scienze di Varsavia e nel 2016 presso il Palazzo del Broletto di Como. In questa fase la sua ricerca parte dall’osservazione delle tavole grafiche di vecchi dizionari dove segni iconici lontanissimi per significato vengono messi insieme in virtù della loro vicinanza nel sistema alfabetico. Cosi scrivono di lei: “alle radici del linguaggio e all’ambiguità del segno dedica il suo lavoro Daniela Gardinazzi. In Emme indaga, seguendo un processo simile a quello del ricercatore, la natura della lettera “m” e le sue diverse valenze a seconda dei contesti linguistici in cui si trova. Ricordando lo spirito dadaista di Les mots et les images di Magritte, l’opera ripercorre il tema della natura ambigua del linguaggio verbale associando in modo sottilmente ironico parole del vocabolario alle immagini che sottolineano la distanza tra i significati cui la stessa radice fonetica può dare origine: mimosa e mina per esempio(Elena Di Raddo).”