Altarino n°1 e n°2 (visione mostra Eikòna)
cemento, vetro e ferro
ambientali
Clarissa Baldassarri nasce a Civitanova Marche l’11 Febbraio del 1994, risiede nel comune di Potenza Picena (MC), Italia.
Nel 2013 consegue la maturità presso l’Istituto Statale d’Arte “Cantalamessa” di Macerata all’indirizzo pittura. Nel Febbraio 2017 consegue la laurea triennale con il massimo dei voti in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata .
Attualmente è inscritta al secondo biennio Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, città che è stata il seme per elaborare i suoi ultimi lavori presentati alla sua ultima personale Eikòna presso la Galleria livornese GMCG.
Testo di Alessandro Demma:
Il progetto εIκόνα di Clarissa Baldassarri nasce sulla riflessione e la messa in scena della dimensione iconica e ani- conica dell’opera d’arte. Il lavoro della Baldassari si muove tra i sentieri incerti delle percezioni sensoriali, negli spazi che circondano, avvolgono e riflettono il nostro corpo, nella dimensione fisica e spirituale con cui la nostra esistenza è costretta a confrontarsi costantemente. Quello costruito dall’artista è un mondo pluripercettivo che definisce alcuni aspetti fondamentali del nostro “essere nel mondo”, un teatro “metasensoriale” in cui viene fortemente messa in scena la relazione tra l’artista, l’opera e lo spettatore, a partire dalla superficie progettuale e processuale di un pensiero che si fa forma e sostanza.
Riflessione teorica e creazione visiva, quindi, s’intrecciano in uno spazio che non è rappresentazione della realtà, non si separa dalla vita ma è esso stesso realtà, spazio totale di ragionamenti e di tracce dell’esistenza, un “universo metaiconico” da esplorare, sempre pronto, però, ad abbandonare la realtà stessa delle cose per verificarne il valore simbolico.
Clarissa Baldassarri lavora sul significato fondamentale della stratificazione e la decostruzione della materia, della memoria, dell’immagine, sulla sovrapposizione e la scomposizione del tempo e dello spazio nella “produzione” dell’opera. L’icona, allora, l’eroina della storia dell’essere umano, viene decostruita, svuotata, indagata e ricodificata, viene invocata nella sua presenza-assenza, nel suo vuoto fisico e simbolico che genera nuove energie, nuove forme e nuove dimensioni possibili.
Testo di Roberto Capponi:
E’ stata la città di Napoli il fulcro di questa nuova stagione artistica della Baldassarri. Come poteva essere altrimenti?
Si vive di eccessi. Religiosità, laicità e culti pagani in una sorta di crogiolo “animista”e politeista che non può lasciare indifferenti. La proliferazione di Icone, sacre e pagane, ha dato alla Baldassarri terreno fertile per pensare ed ideare le sue ultime opere. Allora, l’artista si chiede: “La proliferazione, questa proliferazione, non è forse un’assenza? La pletora, non è essa stessa espressione d’un vuoto interiore da colmare?”. Il feticcio “pret-à-porter”, il Santo per tutti i miracoli, scuote allora l’universo di Clarissa che comincia ad operare plasmando le sue idee. Aggiunge parole e tratti ai suoi appunti, disegni ed abbozzi che lascia sedimentare. Poi opera per sottrazione. Toglie, taglia, semplifica, scarnifica fino ad arrivare alla luce ed alla trasparenza. Come un monaco buddista alla ricerca di verità che conducono all’illuminazione. E la verità ci arriva sotto forma di un misticismo ani-conico che ammicca, lascia presupporre, ipotizza e taglia i fili con il superfluo. Arriva al nucleo. Allo spirito. Ci consegna l’ennesimo enigma da svelare percorrendo itinerari mai prima solcati. La Baldassarri doveva partire dal “peso” di queste circostanze per alleggerirsi, specchiandosi nella sua coscienza. Ecco profilarsi il cemento allora, che sperimenta in queste ultime opere, in contrapposizione al vetro, quel vetro che ci restituisce, attraverso lucentezze e trasparenze, la vera indole dell’artista e della sua anima alla ricerca dell’Assoluto.