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IL BOSCO
e’ parte della collezione “I miei Legni” li chiamo così,
la materia che ricorda la corteccia dell’albero, che si muove e si modifica
all’interno del supporto, parla e comunica a chi li osserva, chiede allo
spettatore di far parte di essa. L’immagine, ritorna, accade, si modifica in
diverse possibilità e molto dipende da chi interagisce con questa. Con il mio
lavoro cerco di costruire uno spazio in cui l’immagine stessa venga provocata,
venga chiamata fuori dal supporto, poiché lei è già presente all’interno di
questo, deve solo apparire e comunicare, far pensare e credere che questo mondo
abbia ancora un senso.
Stendo e ristendo impasti di bitume che si alternano con assenze e presenze di
campiture di colore e di segni, il tutto in maniera molto combinata, dove anche
il supporto esso stesso in legno diventa presenza di Bosco.
Ogni spazio e ogni segno sono eseguiti in modo tale da non essere esplicite
sulla superficie del dipinto, ma al contrario tutto rimane incastrato in una
sorta di eco.
E’ la traccia che incita lo spettatore a dover guardare, osservare incoraggiato
dai movimenti illusori e dalla consistenza della materia che danno profondità e
movimento al dipinto.
VILLOSIO BARBARA PRESENTAZIONE
BARBARA VILLOSIO O DELLA CREATIVITA’
Barbara Villosio è nata a Torre San Giorgio nel saluzzese: una terra da sempre
amica di artisti, da Pietro Pocapaglia nel Cinquecento a Piero Ansaldi e Leo
Remigante alle soglie del Duemila.
Fin da bambina dimostra famigliarità con il disegno e, dopo la scuola
dell’obbligo, frequenta il liceo artistico ”Bianchi” di Cuneo e quindi
l’Accademia Albertina di Torino. Non contenta di ciò, frequenta poi i corsi
dell’Istituto Europeo del Design a Milano; va da sè che quindi sappia disegnare
figurativamente in maniera egregia così che molti si rivolgono a lei per avere
il classico ”ritratto”.
Ma Barbara sente da sempre che la sua personalità di artista si può veramente
esprimere soltanto in chiave di naturalismo astratto.
In una forma cioè che assuma il dato figurale della natura come pretesto per
uno scavo interno così da ricavarne un percorso esistenziale che, osservando la
natura (un gruppo di betulle al bordo di una radura o il tronco di un albero
abbattuto dal vento e a terra sul bordo di un canale nella campagna), le
consenta di ritrovare, aldilà dell’aspetto epidermico, una immagine viva e
presente; che gli suggerisca un momento di vita o un pensiero di riflessione.
Il risultato riesce sempre di grande impatto e suggestione.
Inoltre va sottolineata la capacità di accostare in giusta composizione il
ventaglio cromatico ed elaborare i valori tonali nei lavori monocromatici tra
marrone e ocra, come mostrano i dipinti più recenti.
Carlo Morra