icon-ititaicon-enengicon-dedeuicon-frfraicon-esesp

FaceBookTwitterOpere Bookmark and ShareAddThis

OPERA IN CONCORSO  Sezione Fotografia

misia | maree delle palpebre #4
vedi ad alta risoluzione

maree delle palpebre #4
fotografia digitale, stampa fotografica e supporto in spessore
50 cm x 50 cm

misia

nato/a a: Firenze

residenza di lavoro/studio: Firenze (ITALIA)

iscritto/a dal 05 mag 2013

Altre opere

misia | maree delle palpebre #3

vedi ad alta risoluzione

maree delle palpebre #3
fotografia digitale, stampa fotografica e supporto in spessore
50 cm x 50 cm

misia | maree delle palpebre #2

vedi ad alta risoluzione

maree delle palpebre #2
fotografia digitale, stampa fotografica e supporto in spessore
50 cm x 50 cm

misia | maree delle palpebre #1

vedi ad alta risoluzione

maree delle palpebre #1
fotografia digitale, stampa fotografica e supporto in spessore
50 cm x 50 cm

Descrizione Opera / Biografia


Maree delle palpebre.
Il progetto è composto da sei stampe fotografiche digitali di grandi dimensioni ( 50cmX50cm, di cui due 50cmX25cm ) che inquadrano porzioni di corpo femminile prepotentemente sfuocate e illuminate da una luce bianca e potente che invade il soggetto costringendolo a confondersi con lo sfondo, anch’esso bianco, protagonista volutamente ingombrante dei sei riquadri.
Il corpo è ossevato nei dettagli, nelle linee delle ossa e nelle curve della carne che catturano luci e ombre, modellandone l’anatomia con semplicità e leggerezza e rendendo creative ed espressive le gradenze chiaroscurali ridotte ai minimi termini.
Il bianco estremo dello sfondo si sovrappone al corpo, si amalgama con la carne, permette alla nudità di nascondersi, pudica, e nello stesso istante di emergere e palesarsi alla vista con delicatezza, calma e silenzio.
Da un profondo sommerso invaso di luce il corpo si trasforma in una terra emersa, dai confini impercettibili, perde la sua concretezza, si rende vulnerabile e rimane sospeso in una dimensione astratta lontana nel tempo e nello spazio.
Maree delle palpebre, il titolo richiama ai movimenti delle acque dell’oceano influenzate dai cicli lunari, concetto che poi ricade sulla vista come organo sensoriale.
Quando le acque inondano le palpebre la vista è offuscata dal pianto, filtro nell’osservare un corpo nudo, che perde nitidezza e acquista distanza dalla realtà.
Quando le acque si ritirano, flusso contrario, l’atmosfera è desertica, la luce accecante da imporre agli occhi di stringersi e socchiudersi, impedendo di guardare nel dettaglio, il soggetto risulta conseguentemente sfuocato, si perde in dissolvenza.
Si instaura, inoltre, il parallelismo con i moti della coscienza, con l’alternarsi umano del senso di timore e pudore nei confronti della nudità e le pulsioni e sensazioni che spingono la stessa a palesarsi esplicita, alla ricerca di forme di liberazione e innocenza bambina.
Laura Ciani
Libera Accademia di Belle Arti, Firenze.