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OPERA IN CONCORSO  Sezione Scultura/Installazione

Mattia Novello | solo in uno sciame di zanzare
vedi ad alta risoluzione

solo in uno sciame di zanzare
resina e mattoni, assente
190-160-20cm

Mattia Novello

nato/a a: Thiene

residenza di lavoro/studio: Castelfranco Veneto (ITALIA)

iscritto/a dal 17 apr 2013

Altre opere

Mattia Novello | leva cittadina

vedi ad alta risoluzione

leva cittadina
resina, .
60-70-4cm

Mattia Novello | nothing to declare

vedi ad alta risoluzione

nothing to declare
resina, .
270-40-5cm

Mattia Novello | nascita dell’ individuo puro

vedi ad alta risoluzione

nascita dell’ individuo puro
resina, .
130-60-4 cm

Descrizione Opera / Biografia


MATTIA NOVELLONell’arte contemporanea esistono artisti silenziosi e artisti rumorosi. E’ una distinzione non ancora appropriatamente teorizzata, eppure questa divisione è piuttosto evidente, soprattutto tra gli artisti che usano i nuovi media o che lavorano nello spazio, quelli che sono quindi più concentrati sui nostri tempi e sulla nostra società, utilizzandola come uno strumento vivo di ricerca. Un artista rumoroso, per esempio, potrebbe essere Paul McCarthy, con le sue scene farsesche e grottesche in scala gigante che sfociano molto spesso nel cattivo gusto intenzionale e parassostico. Mentre un’artista silenziosa è Tacita Dean, che lavora su atmosfere meditative e scarne, lente e sottili. Questi due nomi valgono come esempi generali di due direzioni ampie, autostrade di senso tra cui l’artista contemporaneo è chiamato a scegliere, optando o per descrivere la nuova società della comunicazione e della velocità, oppure - al contrario - per la ricerca di nicchie intime e personali che fungano da alternativa. Esistono poi artisti intermedi, che unendo le due concezioni e i due tipi di linguaggi e di espressione molto diversi di questi due canali, creano un collegamento, un ponte. E’ una generazione in crescita di artisti anagraficamente molto giovani che non vivono questo sdoppiamento tra il rumore e il silenzio come un paradosso. Infatti, essendo immersi nella società post-concettuale fin dalla nascita, trovano del tutto naturali i cambiamenti del mondo a cui le vecchie generazioni non riusciranno mai del tutto ad adattarsi. Allo stesso tempo, c’è in loro la naturale spinta umana all’introspezione, alla creazione di spazi propri di pensiero, di mondi paralleli che appartengano al sé e che non obbediscano alle leggi esterne, sociali o fisiche che siano.In questa nuova generazione mista, che accoglie in maniera naturale rumore e silenzio, spazio sociale e spazio personale, troviamo anche Mattia Novello, un artista dal lavoro articolato, che come gran parte dei nuovi talenti emergenti sul panorama contemporaneo sente di non potersi limitare a un solo mezzo e crea ambientazioni più complesse. Come egli stesso ama ricalcare più volte, la sua ricerca si concentra sulla sintesi degli opposti per creare una rinascita, o meglio una una nuova nascita consapevole come individuo che appartiene al mondo e a se stesso allo stesso tempo. Non a caso la sua strada inizia dal graffitismo, che è appunto uno strumento forte e incisivo di riappropriazione e personalizzazione degli spazi urbani. Nonostante poi il suo percorso artistico si distacchi completamente da quell’esperienza - vissuta di fatto come una pura passione personale - e inizii la sua ricerca nell’arte in modo completamente indipendente dal mondo street, riesce a mantenere lo stesso focus di base che anima gran parte delle espressioni undergroung: il senso di estraneità che può provocare la struttura metropolitana e una sensazione di invisibilità a cui segue la voglia di affermare la propria esistenza e il proprio punto di vista. Temi che si sono negli anni allargati a fasce più ampie di attenzione e che sono sempre più trattati da tutta la nuova classe intellettuale e/o creativa di oggi. Per tornare alla distinzione iniziale presentata in questo testo, un atteggiamento culturale di questo senso vuole essere rumoroso perché è un imporsi, un costringere la società di massa che si muove in una direzione orizzontale di appiattimento a riconoscere l’individuo e ad accettare la sua espressione unica e propria. Molto spesso questa sensazione che chiamo ”rumore” è tale perché polemica, sarcastica, anche semplicemente ironica, ma comunque dissonante. Anche artisti celebrati e perfettamente integrati nel sistema dell’arte contemporanea possono avere queste caratteristiche, come appunto il già citato Paul McCarthy oppure Damien Hirst, che realizza monumentali caricature della dipendenza da farmaci e della nostra presunzione di essere immortali che si manifesta anche nella sua opera più conosciuta, un enorme squalo sotto formaldeide intitolato: The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living ovvero L’impossibilità fisica della morte nella mente di un vivo. O ancora Sobodh Gupta che lavora assemblando icone della vita quotidiana, come in Line of Control, un fungo atomico di dimensioni gigantesche formato da pentole e padelle e presentato nel 2009 alla Tate Britain. Come i farmaci o gli Swarovski che Hirst assembla in altre opere, gli oggetti comuni messi insieme da Gupta o ancora gli obelischi in cuscini di Louise Bourgeois o persino i corpi nudi senza personalità di Venessa Beecroft e Spencer Tunick, l’accumulo ossessivo e ripetitivo di elementi è un modo considerato efficace dall’arte contemporanea per fare rumore, per farsi sentire. Una rimarcazione tesa, ossessiva e nevrotica costruita maniacalmente dall’accorpamento di elementi e che faccia da eco contrario a una comunicazione canonica bombardante di messaggi di omologazione. Da questa dinamica nascono la scala completamente ricoperta di puntine in ottone “Long Way” di Mattina Novello, i pannelli costruiti con comuni tappi per le orecchie, la scritta “we love you” formata da soldatini incollati e amalgamati a una pittura bianca e materica, e l’utilizzo di altri materiali ancora tra cui chiodi e posate e, ultimamente, la resina. In resina sono realizzate tutte le sue nuove opere scultoree e installative e questo rappresenta un punto di svolta simbolico importante. Mentre le precedenti sculture sono sempre di colore bianco e nero, colori archetipici della contrapposizione tra bene e male, positività e negatività, con la resina la bi-polare ripartizione delle sue precedenti sculture assemblate e rumorose, diventa gradatamente sfumata fino alla trasparenza e all’oggetto presentato nella sua forma pura, cristallizzato e purificato dal traffico delle idee che inquina le visioni quotidiane. In queste nuove opere la ripetizione ossessiva scompare e l’oggetto viene sacralizzato in un processo di sublimazione, una “Nascita della purezza” per usare appunto uno dei titoli delle sue opere. In questo modo la materia viene liberata e diventa uno strumento catartico per la liberazione dello stesso artista dagli schemi assillanti delle convezioni, di cui la diatriba bene-male e l’icona più evidente. Lo sguardo di Mattia Novello può in questo modo vedere il mondo in un’ottica di comprensione allo stesso tempo profonda e semplice. La riappropriazione degli spazi, avviene adesso in maniera silenziosa, con una superiorità che trasfigura la città, da New York a Parigi tornando in Italia. Il prodotto di questa nuova visione urbana, di un nuovo modo di muoversi nel mondo e sentirvisi parte con uno sguardo personale, lo si trova in buona parte del suo lavoro fotografico. Per esempio, l’intera serie “Forme geometriche cittadine” riprende dal basso angolature di palazzi o altre strutture architettoniche fotografate e proposte in positivo. Quasi completamente bianche, con squarci scuri verso il cielo, sono figure irrealisticamente luminose, spazi che sembrano allargarsi, pervasi da un senso quasi mistico in direzione dell’infinito. Mattia Novello trasforma gli spazi della città in un controspazio in cui essere completamente immersi conservando un senso di isolamento che perde le sue accezioni negative e si direziona verso una solitudine cosciente e intima. In questo nuovo contesto, geometrico, dall’apparenza glaciale e aperta eppure insolitamente privato, parte la sua ricerca fotografica verso soggetti umani da contestualizzarvi, salvandoli dall’estraneità banale della società di massa. Un mimo chiuso su un fondo nero e cieco è costretto a mostrare la propria identità, così come vari soggetti trovati casualmente per strada che diventano i protagonisti di foto in cui cancellando il contesto viene cancellato il ruolo sociale e resta la persona in se stessa, contornata da aloni di luce che le danno vita, importanza, attenzione e senso. La stessa operazione può essere fatta non solo sulla gente, ma anche sui luoghi. Ed è proprio quello che l’artista fa nella serie “Pareti” in cui la materia della città, spezzettata in muri silenziosi, senza tracce umane e il più possibile minimali e pulite, cerca di raccontare la città al di fuori del suo ruolo di città. Candida Hofer e Robert Polidori sono due esempi illustri di una tipologia simile di fotografia realizzata però in interni. In entrambi i casi, si cerca comunque di stabilire un’identità del luogo che viva oltre la sua funzione e il suo contesto e che resta come testimonianza in un momento. Una filosofia vicina a quella di Franco Fontana che afferma che > perché viene formato dalla luce che ne determina il modo in cui ne avvertiamo le forme e i colori, cambiandolo in ogni istante. In sintesi, l’atto di rinascita che Mattia Novello cerca in primis di dedicare a se stesso, si estende poi alle città, alle persone che la abitano e alle porzioni di spazio, in una personalizzazione e particolarizzazione che faccia emergere l’importanza di ogni tassello della società di massa. L’artsta crea un punto di vista equilibrato che media tra il silenzio e il rumore, la socialità e l’isolamento, l’estraneità e l’assorbimento, il bene e il male, superando il bisogno di appartenenza a un estremo e vivendo in una purezza semplice, di trasparente forza.Mattia novello nasce a Thiene (VI), diplomato presso l Istituto Europeo di Design MIlano in comunicazione visiva,minor in Mix e media art presso Parsons the New School New York.mostre personaliGalleria Flaviostocco, Castelfranco VenetoParco Villa Bolasco, Castelfranco VenetoGalleria AMY D, Milanomostre collettiveCentro culturale Brolo Mogliano Veneto