OPERA IN CONCORSO Sezione Pittura
’’Trasformazione’’
olio, su tela
58 x 44
Lorenzo Antognetti
nato/a a: Morro D’Alba (AN)
residenza di lavoro/studio: Fabriano (AN) (ITALIA)
iscritto/a dal 04 mag 2013
sito web: http://antognetti.com/
Altre opere
Descrizione Opera / Biografia
L’artista in questo sito vuol mostrare la sua ventennale produzione artistica. Ispirata dai grandi Maestri ..in questi ultimi anni la sua pittura ’veristica’ ,si basa su profondi studi su tutta la struttura dell’opera: dalla sezione aurea, alla cromaticità del colore, dall’equilibrio delle forme....all’armonia generale dell’opera. Creare un’opera è paragonabile alla nascita di una opera musicale ,dove il direttore d’orchestra mette a punto ogni singola nota proveniente da strumenti diversi e li armonizza in modo’ sbalorditivo’ ..così questo vale anche per le opere pittoriche ...ogni elemento è fondamentale per l’esito finale dell’opera ; a questo punto ognuno può usufruire dell’energia che essa emana, quasi misticamente. Ma sappiamo perfettamente che questo è frutto di una tenace ricerca ,sia esso un prodotto figurativo o non ,quando questi elementi sono presenti tutto suona come la voce di eccelso cantante...come la musica va ascoltata e riascoltata per assaporarne il ’gusto’ ,così anche la pittura va ’ascolta’ e gustata profondamente ,Lorenzo vi augura con tutto il cuore che ognuno possa esprimersi con un mezzo (es. la pittura, la musica...)e riesca a dare il meglio di se ,liberandosi dalle’ paure’ di non riuscire a realizzare le proprie idee o sogni. L’importante è essere felici per quello che stiamo facendo ora senza rimpianti...e dirci ogni volta ricomincio da adesso.
Lorenzo Antognetti, nato a Morro D’Alba, in provincia d’Ancona-Italia, il 18/07/1955. Si è diplomato al liceo Artistico Paul Klee’’ a Genova e ha conseguito il diploma d’Accademia di Belle Arti con il massimo dei voti, presso l’accademia Ligustica di Belle Arti a Genova.
Ha collaborato con artisti liguri d’alta professionalità tra cui Raimomdo Sirotti, Aurelio Caminati , Mario Chianese e altri non solo liguri da cui ha tratto insegnamenti preziosi. Ha approfondito le sue conoscenze artistiche dei grandi Maestri del passato, studiando i loro lavori, e visitato molti musei e gallerie italiane e straniere. Ha letto trattati e lettere d’artisti; nel suo recente passato ha conosciuto un grande artista contemporaneo veramente eclettico per la sua professionalità, e per le sue conoscenze culturali e artistiche (W.Tode)
In questo periodo queste conoscenze e queste esperienze stanno portando l’artista ad una maturazione artistica e aperta, con molto desiderio di ricerca ed esperienze nuove.
Studio :
Via T.Tasso,4
60044 Fabriano (AN)
ITALIA
Ha eseguito:
• Rifacimento completo dell’affresco di “S. Giorgio e il Drago” per l’omonimo Palazzo (Genova) terminato nel 1989. Direzione del l’intero edificio la Dr.ssa Brambilla. L’opera dell’affresco fu commissionata al prof. R. Sirotti direttore del lavoro medesimo. Ha sempre visionato tutti bozzetti e le fasi del lavoro , approvato i vari passaggi dell’opera e dando il via libera alla realizzazione di tutto il lavoro. il bozzetto nasce da un disegno con varie matite su cartone in scala 1:10 ; poi realizzato in scala 1:1 su 70 cartoni sostenuti su tubi innocenti , il disegno ,fatto tutto a carboncino ,è stato realizzato all’interno del palazzo nella sala delle Compere ,per la sua vasta dimensione di circa mq. 50 . Poi riportato sul muro esterno dove è stato eseguito prima lo spolvero dei disegni e poi lavorato a infinite velature . In ultimo per proteggerlo dal salino etc. sono state passate diverse mani di protettivo dandogli vigore e brillantezza.
• Collaborazione con la ditta “Tecno Chimica” di Savona per il restauro del grande affresco centrale “Allegoria del commercio dei Liguri” di S. Isola del salone del Maggior e Minor Consiglio di Palazzo Ducale, oltre al recupero di affreschi e decorazioni all’interno e all’esterno del medesimo.
• Collaborazione con la Ditta “Studio Restauri” di Pisa per il restauro dell’affresco di G. D. Fiasella “Storie di Ercole”, nella sede del Partito Socialista (Piazza della Posta Vecchia, Genova).
• Per la Ditta “Eco Restauri” di Genova, decorazioni della facciata di Palazzo Ducale.
• A Savona, per la Ditta “Studio Restauri” di Pisa, recupero degli affreschi originali nella “Cappella Sistina” del Duomo di Savona.
• Per la Ditta “Studio Restauri” di Pisa, per la Sovrintendenza di Pisa, ha collaborato ai seguenti restauri:
§ San Miniato (Pisa), Oratorio del S. S. Crocefisso di San Miniato; restauro dell’intero ciclo (3000 mq ca.) della pittura parietali e della cupola opera di Anton Domenico Barberini, secolo XVIII;
§ San Miniato (Pisa), Oratorio del S. S. Crocefisso di San Miniato; restauro di un dipinto del XVI secolo;
§ Pulitura della statua marmorea attribuita al Ghiberti;
§ Restauro della tela S. Rocco per il Duomo di Lucca;
§ Per il Convento Francescano di Pisa, nella sala della musica: strappi degli affreschi poi restaurati e rimessi in loco, oltre al restauro delle decorazioni e affreschi non staccati. Direzione dei lavori Dott. Matteoni della Sovrintendenza di Pisa;
• Nel 1991 ha collaborato con il pittore A. Caminati alla realizzazione dei cartoni per gli affreschi medesimi per il Teatro Carlo Felice (Genova). Misure mq. 72.
• Presso abitazione privata, restauro degli affreschi dei saloni, attribuiti al Carrega. Centro storico di Porto Maurizio, Imperia.
• Rifacimento completo di 750 mq di decorazioni, fine 800, di Palazzo Manuel. Porto Maurizio, Imperia.
• Ha recentemente tenuto seminari sull’affresco e il restauro, per il “Centro di restauro artistico e monumentale” con sede a Palazzo Ducale (Genova), con altri professionisti tra cui Lele Luzzati e R. Sirotti.
• Ha fatto parte della commissione cimiteriale ed edilizia per il Comune di Genova.
• Ha insegnato pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Viterbo.
• Ha tenuto corsi di “Trompe l’oeil”.
• Ha insegnato pittura presso il Centro “Luigi Capotorti” di Tarquinia (VT).
• Insegna pittura presso l’Associazione Culturale “La Lestra” a Palazzo Bruschi di Tarquinia (VT).
• Ha insegnato Discipline pittoriche nella provincia di Roma (pubbliche e private ).Grafica e fotografia.
Vincitore di numerosi premi di pittura, tra cui:
• 1° premio (concorso nazionale, 1993) per l’esecuzione di un’opera d’arte per il Comune di Taggia, tema “la storia della valle argentina”. Misure m. 4,35 x 3,50; tecniche: affresco, doratura, in tarso ligneo e scultura; in collaborazione con Salvatore Campagna e Donato Vitiello .
• 1° premio (concorso nazionale, Roma, 1994) per un’opera pittorica per il Ministero dei Lavori Pubblici, Provveditorato Regionale per le Opere Pubbliche per il Lazio;
• Premio acquisto (concorso nazionale, Foggia 1995), 27a edizione premio Arpi Club degli Artisti;
• 1° premio (concorso nazionale, Lecce, 1996), per un’opera pittorica per il Ministero dei Lavori Pubblici, Provveditorato Regionale per le Opere Pubbliche per la Puglia. 2 tele, misure m. 3 x 1;
• 1° premio (concorso nazionale, Lecce, 1996), per un’opera pittorica per il Ministero dei Lavori Pubblici, Provveditorato Regionale per le Opere Pubbliche per la Puglia. 1 tela, misure m. 1 x 1.
• 1° premio speciale “ Omaggio a Augusto Muller” - 41° Premio Nazionale di Arti Figurative” Città di Legnago-Cerea 2004
Mostre e Manifestazioni
1979 Centro Culturale “La Scaletta”. Genova.
1984 Per il Consorzio Portuale di Genova: “Arte Pittura Contemporanea”. Genova.
1985 Le Prigioni “Centro d’Arte”. Genova.
1986 Comune di Chiusi della Verna: “Premio Verna”. Arezzo. Regione Toscana.
1986 Anniversario della fondazione Compagnia Unica fra i lavoratori delle merci del porto di
Genova. Genova.
1986/87 Premio Teglia. Genova.
1984 Nella Antica “Porta Spartana” di Genova: “Mostra sulle tendenze Artistiche in Liguria”. Genova.
1987/88/89 Centro Culturale “Il Melograno”. Genova.
1987/88 1° Premio “Centro Storico”. Genova.
1987/88 Galleria Giordano. Genova.
1988 Centro d’Arte “La Maddalena”. Genova.
1989 Associazione Turismo e Spettacolo di Genova: “Centro Storico di Genova”; 1° premio.
1990 Comune di Genova, “Centro Civico di Sampierdarena”: “Rassegna dell’Incisione Ligure Contemporanea”. Genova.
1990 Associazione “Pegli Flora”: “Artigianato E”. Genova: Antico, Nuovo, “filosofia di Vita?”. Hotel Mediterraneè.
1991/95 Centro polivalente di Enzo Biagio.
1992 Mostra presso la Banca d’America e d’Italia. Genova.
1992 Chiesa di S. Lorenzo. Dolcedo. Imperia.
1993 Centro Culturale “La Promotrice”: Palazzo Ducale. Genova.
1993 “Per i vicoli di Bussana”, Bussana Vecchia, Sanremo.
1994 Comune di S. Lorenzo al Mare: “Artisti italiani e stranieri contemporanei”. S. Lorenzo al
Mare. Imperia.
1994 Performance al Teatro del Duomo. Sanremo.
1994 Sala del Comune di Napoli: “Mostra Nazionale di beneficenza per aiuto ai rifugiati della Ex Jugoslavia”. Napoli.
1995 Valloria: “Manifestazione Internazionale di Artisti”. Tema: “Porte dipinte”. Valloria, Imperia.
1995 Lyons Club, “Colori e Paesaggi della Costa Italo-Francese”, Sala Siccardi. Albenga, Savona.
1995 Comune di Dolcedo: Sale del Comune e Chiesa di S. Lorenzo: Artisti italiani e stranieri, “L’atelier dell’Artista. Dolcedo, Imperia.
1995 “Terza Manifestazione Internazionale di Pittura Contemporanea”, Hotel Des Etrangens.
Sanremo, Imperia.
1996 Collettiva nel Centro Storico di Tarquinia. Tarquinia, Viterbo.
1998 Personale. Centro “Sala Luigi Capotorti”. Tarquinia, Viterbo.
1999 Personale. Associazione Culturale “La Lestra”. Palazzo Brusco. Tarquinia, Viterbo.
1999 Personale. Associazione Culturale “Il Salto”. Canale Monterano, Roma.
1999 Collettiva. Lido di Tarquinia. Tarquinia, Viterbo.
2000 Personale. Sala degli Almadiani. Comune di Viterbo, Assessorato alla Cultura. Viterbo.
2001 Margutta a Tarquinia. Comune di Tarquinia, Assessorato alla Cultura e Spettacolo.
Tarquinia, Viterbo.
2000/01 Personale. Palazzo Bruschi. Comune di Tarquinia, Assessorato alla Cultura e Spettacolo. Tarquinia, Viterbo.
2000 25 ott./4 nov. Festival Internazionale dell’Arte. Caschi Bianchi Europa. Lang Kawi,
Malesia.
2000 27-31 ott. Via Margutta. Associazione Cento Pittori Via Margutta con patrocinio del Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio.
2000 Piazza Mignanelli. Associazione Cento Pittori Via Margutta con patrocinio del Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio.
2001 Il Salotto dell’Arte proposti per il terzo millennio. Comune di Fiorano Modenese, Assessorato alla Cultura. Fiorano Modenese, Modena.
2001/02 Personale a Palazzo Bruschi. Comune di Tarquinia, Assessorato alla Cultura e allo Spettacolo. Tarquinia (VT)
2002 Galleria “Giotto & Company”, “Informale e figurativo”. Vigevano
2002 Galleria “Tropico del Cancro” , gruppo “Valori Plastici”. Bari
2002 Comune di Brindisi, Assessorato alla Cultura. “i Volti della Cultura”, pittura,
scultura. Rassegna dell’arte contemporanea .Casa del Turista, corso Regina Margherita,
Brindisi.
2002 S. Vito dei Normanni. Mostra di Lorenzo Antognetti “Pittura e Natura”. Chiostro
Convento S. Domenico. Associazione Tropico del Cancro.
2002/03 “la Pittura e l’Immagine nella Tendenza Contemporanea” Chiostro S. Francesco, Ostuni
(BR)
2003 22-30 Novembre “Lo Specchio e il Labirinto” La Pittura tra Arte e Moda – Lorenzo Antognetti e GianLuca De Fazi Antica Rocca Porto di Civitavecchia
2004 3 – 11 Gennaio “Lo Specchio e il Labirinto” La Pittura tra Arte e Moda – Lorenzo Antognetti , Paladini Angelo e GianLuca De Fazi Chiesa di S. Pancrazio Tarquinia.
2004 Galleria “La Lestra “ Tarquinia Lorenzo Antognetti e Angelo Paladini
2004 41° premio Nazionale di Arti Figurative “città di Legnago – Cerea”. Mostra dei premiati
2004 ArtMajeur – Virtual Art Gallery – Premio Art Majeur Silver Award 2004
2005 Arena San Marco -Tarquinia
2005 -6 Associazione Culturale La Lestra - Tarquinia
2005 Il galeone- Lido di Tarquinia
2005 Marina Velca - Tarquinia
2005-6 – Aeronautica Militare Italiana “ Circolo Sottufficiali “, Roma
2007 – Mostra a Tarquinia – Centro culturale la Lestra
2008 - Mostre Online -Su vari Siti
2009 - Mostre Online- Su vari Siti
2010 – Personale presso la Pinacoteca Civica del Comune di Fabriano(AN)
2011 –Creazione del Sito ART BOX -IL CONTENOTORE D’ATRTE
https://www.facebook.com/pages/Art-Box-Il-Contenitore-Dellarte/175547412460934?ref=tn_tnmn
2012 – ”Il Giardino delle Delizie” SENSI SOGNI DESIDERI - Coronary111 Art Gallery-via dei Coronari 111 -ROMA-
2013 –Voilà la printemps 21.31 Marzo a Civitavecchia
ALCUNE CRITICHE :
NEL FASCINO DELLA SUGGESTIONE: LE SIMILITUDINI DI LORENZO ANTOGNETTI
Was ich erfinde, sind neue Gleichnisse
Ludwig Wittgenstein
Passione. Passione per l’arte e la sua storia, per il linguaggio. A fondamento del percorso creativo di Lorenzo Antognetti vi è l’idea che stili e linguaggi, una volta espressi e vissuti all’interno del tempo che li ha prodotti, non siano passati o finiti: per lui possono, rivivificati, tornare ad essere. Reinterpretare ciò che è stato, richiamare segni distintivi di ricerche che hanno sostanziato la storia dell’arte operando contaminazioni tra e rispetto a queste, reinventare le forme: è la maniera nuova, contemporanea ed originale, che l’autore trova per dare corpo alla sua idea di espressione. La formazione solida lo aiuta: Liceo Artistico ed Accademia di Belle Arti a Genova, esperienze formative nell’ambiente artistico ligure prima e laziale poi a Roma e Tarquinia -la rappresentazione di quest’ultima e del territorio che la circonda costituiscono un nucleo importante della sua produzione- l’insegnamento e la grande lezione del restauro in ambito pittorico.
L’educazione alla forma lo guida nella ricerca e ne nutre la voglia di continuare a cercare, sondando le possibilità del proprio dire. In questo senso la mostra propone suggestioni in grado di rendere evidente il cammino creativo di Antognetti, non tanto registrando tappe di un’evoluzione stilistica quanto illustrando declinazioni della fantasia, che si avvale di una salda capacità disegnativa, di controllo del segno ovvero del saper manipolare un linguaggio astratto, in vari casi informale.
Da un punto insignificante, l’immaginazione prende il volo e crea nuove trame, nota August Strindberg ne Il sogno. Così la serie monocromatica dei disegni a penna: sensibilità formale, controllo calligrafico del segno, nuove trame inseguendo un sogno. Poi l’insieme di riferimenti classici e di scenografie surreali, la poesia caravaggesca della candela celata allo sguardo con la quale illumina la serie delle nature morte con fiori. E ancora simboli e simbolismo, surrealismo e realtà, classicità, luce. Infine il colore degli smalti con i quali gioca in bilico tra il Monet che ha dipinto le Nymphéas dell’Orangerie, il Pollock del dripping o il Kandinskij anche Bauhaus, la Carta Fiorentina e gli effetti marmorizzati Arts and Crafts o Art nouveau: il tutto nel sogno della libertà nell’arte.
Arte è fatica, metodo, rigore, capacità di cogliere le sfumature di un tempo determinato -a volte di anticiparlo- sperimentazione, ricerca, ma è certamente dono: di sé, del proprio lavoro, di un mondo interiore che viene offerto alla condivisione. Di ciò credo che si debba essere grati a quanti, contaminandoci con la loro passione, rendono possibili suggestioni destinate a evolversi ulteriormente nel cammino altrui ed a vivere di vita propria. Ciò che io invento sono nuove similitudini, spiega Wittgenstein nei Pensieri diversi: ciò che Antognetti ricerca -con la forza di accostamenti, di citazioni e di strategie formali cui fornisce una ritrovata vitalità- sono nuove suggestioni.
Claudio Baldassarri
Testo critico di WILLIAM TODE
DIMENSIONE ESISTENZIALE NELLA NUOVA
FIGURAZIONE DI LORENZO ANTOGNETTI
Figuratività come evocazione di una civiltà
dell’immagine di WILLIAM TODE
Se si vuol portare la comprensione dell’ opera di Lorenzo Antognetti oltre la felice intuizione, il discorso si fa complesso e deve prendere le mosse da molto lontano.
E’ stato Ernst Cassirer, “La filosofia delle forme simboliche “,1931, a cogliere il nascere dell‘espressione artistica, per differenziazione dal linguaggio mitico, ora distintamente ed ora unitamente all’affabulazione, al rituale ed alla magia. Ma è stata 1’allieva di questi, Suzanne Langer, “Sentimento e forma” 1963, a riesaminare il problema di forma e contenuto nei termini empiricamente riscontrabili di “parvenze”, cioè di forme comunicabili e di “peso emotivo “,cioè di esperienze rievocate
Ogni arte si avvale di parvenze diverse, ottenute dando forma a materie distinte.
L’arte, dunque, è una, ma il discorso per avere significato non può prescindere dalle forme ed indirettamente dalla materia-colore.
Le arti plastiche sono quelle nelle quali prevale la dimensione spaziale.
Ciò non significa che il quadro non abbia pure una dimensione temporale, pur se essa è lasciata in larga misura al recettore il quale passa dalla visione dell’ insieme ai particolari, per poi risalire all‘ insieme.
Così io, per i dipinti non Nature Morte” di Lorenzo Antognetti, introduco il concetto di “ spazio virtuale “ il fine di tutte le arti plastiche è di articolare la forma visiva e di presentare tale forma - così immediatamente espressiva del sentimento umano da sembrare carica del sentimento stesso - come il solo oggetto della percezione, o almeno come l’ oggetto primario.
Ciò significa che, per 1 ‘osservatore, 1’ opera di arte non deve essere solo una forma nello spazio, ma un confermare lo spazio, tutto lo spazio che gli è dato.
Lo spazio virtuale, essendo del tutto indipendente e non una area locale dello spazio effettivo, è un sistema in sé conchiuso e totale. Sia esso a due o a tre dimensioni, è continuo in tutte le sue direzioni possibili , ed è infinitamente plastico. E dissertando della pittura “figurativa“ di Antognetti, gli alberi, i bidoni di catrame, le nubi, gli orizzonti infiniti della sua Maremma Etrusca, e i suoi volti e le sue figure lumeggiate da misteriose sorgenti oblique, e i suoi “fiori“ non più fiori oggettivi, opulenti e raffinatissimi, costituiscono tutti improvvise rivelazioni della forma espressiva per una persona dotata di una sapientissima creatività visiva.
Tutti possono essere rappresentati nella sfera virtuale di forme ad intervalli puramente apparenti. Ma non è 1‘ esistenza effettiva dell‘ oggetto o delle cose raffigurate, più giusto evocate, che l‘ artista intende meglio degli altri, nelle sue allusioni fantastiche e simboliche.
E’ la parvenza, di una apparente oggettività naturalistica , 1’ apparire di esso, e il peso emotivo della sua forza, che l’artista ligure , trapiantato ormai in quel di Tarquinia, percepisce , mentre altri si limitano a “leggere“ le targhette del titolo, della sua effettiva natura , restando sul piano della sua realtà effettiva.
Ecco dunque lo “ spazio virtuale” oggettivato, l’ oggettivazione dell’ essere di una natura contemplativa e romantica, analitica e pudica austera e sognante, che si compiace, narcisisticamente, narrare evocare con le forme - colore, precedenti eventi, coriandoli di vita di memoria, di un non vissuto esistenziale che si carica, emotivamente, di precedenti esperienze visive. Da qui la possibilità di un discorso semiologico.
Parlando del “peso emotivo“ dell’ Arte Figurativa preferisco l’ usare il termine “evocazione” , anche perché tale termine dichiara un fatto che non si deve mai dimenticare: che ‘ Arte non ricrea 1’emozione , ma si limita ad essere simbolo di essa. L‘ introduzione dell‘ evocazione come simbolizzazione emotiva, collega il discorso critico ad una dimensione più vasta , che definirei antropologica.
La personalità dell‘ artista crea il messaggio pittorico, fornendo una propria interpretazione della vita e del mondo in cui essa nasce.
Quest’ opera è soggettiva, poiché non si tratta di un semplice “rispecchiamento “ della vita e delle cose esteriori , come hanno teorizzato e favorito i critici marxisti, bensì anche “interpretazione” cioè apporto critico anche se di una categoria del tutto distinta dalla critica scientifica . Fra la pittura “ astratta “ e “ pittura figurativa vi sono assai più forme di transizione che non fra musica e poesia , ma ciò non incrina il giudizio di convenienza.
La contrapposizione è significante quando è a qualche cosa di accettato
Quando dico “ musica atonale “ dico anche” musica - post tonale”.
Una musica “seriale“ che fosse sorta autonomamente e non per contrapposizione, avrebbe una rilevanza semiologica diversa. Una lettura critica della ricerca artistica e del linguaggio “figurativo” di Lorenzo Antognetti mi deve portare ad analizzare sia il versante antropologico ed anche quello semiologico del suo contenuto simbolistico e formale.
Nel caso dei pittori fortemente innovatori come, per esempio, El Greco, può nascere il pregiudizio di un vizio di forma analitica, per quegli artisti con accentuati risvolti antropologici, come è nel caso di Antognetti .
L’ antropologia di Antognetti è antropologia del profondo.
Un inconscio ove non si trovano solo istinti, la cui espressione è stata rimossa dalla coscienza, bensì e soprattutto la matrice della coscienza, dalla quale prorompono germi di nuove possibilità di vita. Siamo quindi lontani dai surrealisti, le midolla dei quali sono intrise di psicoanalisi freudiana ed i cui sogni sono incubi ed ombre. Siamo, piuttosto, vicini alle concezioni di Jung, per cui si deve procedere al di là dell’ inconscio personale, verso l‘inconscio collettivo, cioè le tracce che ritroviamo nella mente di tutti gli uomini , create dal processo mentale dei nostri antenati. Ogni esperienza artistica particolarmente eccezionale è tale in quanto viene a riempire un inconscia traccia originaria
Lorenzo Antognetti ha, però, costruito i propri “ archetipi “ attraverso un travaglio personale, cioè attraverso una serie di esperienze con pretese di eccezionalità, e non attraverso un programma.
La ricerca di Lorenzo è stata un processo interiore, che ha trovato spesso un filo conduttore nel “mito della classicità“, della grande tradizione museale.
Qui vi ritroveremo quegli stimoli estetici e formali che hanno portato l’artista a maturare delle scelte artistiche impregnate di un impressionante “mestiere di antica bottega” che ce lo rivela “Maestro“, nel filone di quell’ Arte Colta Museale da cui ha tratto nutrimento ed ideali.
Per certi versi mi riporta alla mente il fare di De Chirico, quello, per intenderci, delle “Piazze d’ Italia“ , non certo quello “ barocco “ e retorico e ampolloso degli ultimi decenni.
Nell ‘ artista ligure convivono, sapientemente miscelati, lo spirito spaziale plastico di un Caravaggio, per i dinamismi intensamente drammatici dei panneggi che hanno una poderosa valenza formale e, soprattutto, quelle atmosfere intimistiche dei “fiamminghi”, con il loro magico occhio naturalista e narrativo, i pittori delle Fiandre con la loro visione analitica, sospesa tra oggettività immanente e metafisica simbolistica, allusiva.
Ho parlato di “fiori e nature morte“ che sono solo una ombra del trascorso oggettivato ed immanente, nella creatività di Antognetti; di fatto, queste sue composizioni ‘floreali “non sono altro che un pretesto figurativo per annotare e definire elementi grafico - pittorici permeati di luminescenze interiorizzate che vivono, quasi, di una luce mistica riflessa. E’ la stessa luce “teatrale di “scena” che fu la grande rivoluzione luministica - plastica di un Caravaggio, uomo di “teatro “, lui stesso protagonista principe di una tragica ed epica pagina di “diario” di un quotidiano vissuto sinistramente.
La “luce”, energia che modella i corpi e delinea le forme microscopiche di mute essenze timbriche e molecolari, informa di sé tutta 1‘ essenza ed il contesto pittorico delle composizioni di Antognetti , che hanno la potenza evocativa e descrittiva dei Maestri che hanno fatte grande 1‘Arte nei secoli.
Il linguaggio dell’ artista ligure oscilla magicamente e subdolamente tra i meandri di un ipotetico “classicismo“ e di un “accademismo“, che, di certo, rappresentano gli antipodi dell’ autentica arte, ma che in lui, acquistano un vigore sconosciuto e nuovo, per quella spazialità titanica ed assoluta, che mi riporta alla mente i silenzi “parietali” di un Piero della Francesca, e il fermento dinamico - plastico della spazialità di un Boccioni.
Già, pare una folle licenza, questa mia, se si guarda superficialmente alle opere del nostro, ma se si comprende appieno il significato sotteso delle componenti compositive e dinamiche di tutte le grandi composizioni pittoriche, ed anche di certi paesaggi dai vasti squarci di orizzonti infiniti ma di silenzi attoniti , si comprenderà, quasi con sgomento e stupore, che ci troviamo dinanzi ad una proposta innovativa di una “nuova figurazione“, del tutto libera dai lacci evocativi di un passato remoto che seppure fondamentale per la civiltà della cultura, oggi, non può essere preso a modello e archetipo per le nostre istanze estetiche e artistiche.
In questo verte 1‘ originalità e la valenza della pittura di Lorenzo Antognetti, artista nuovo.
Di fronte ad una società sempre più idolatra di quel nuovo vitello d‘ oro che è 1‘ automa d‘ acciaio ed il consumismo e l‘ economia di mercato della mondializzazione, non vi sono che tre vie: la fuga, il riparo nella trascendenza e la ricostruzione dell‘ immanenza.
La risposta fondamentale di Antognetti è la terza, che è anche la più ardua, quella di una ricostruzione dell‘ immanenza, che resti però aperta alla trascendenza.
Risposta non scevra di pericoli, poiché può condurre all‘ecclettismo. Pericoli che possono essere elusi soltanto da quegli eventi eccezionali, che io chiamo “illuminazioni“, il che è avvenuto in Antognetti, che ha elaborato nel profondo della sua coscienza un più religioso approfondimento della qualità della Natura e delle cose del Creato.
L‘Arte che parla di DIO, per l’uomo geme ; l’Arte che nomina 1‘ UOMO , per Dio langue .
A questa illuminazione se ne affianca un ‘ altra prometeica., per cui, non sono gli spiriti del cielo o dell‘inferno che dominano la natura fisica, ma l‘ anima e lo spirito che sono in lui , celati come il fuoco è celato nella selce.
E’ soprattutto la conoscenza che integra l’ AMORE.
Il figlio Leonardo, archetipo dionisiaco che ci giunge dai languori ellenistici, per Pitagora e per gli Gnostici, che è reinterpretato come capacità di trasformare il mondo e non come pura contemplazione.
Così come l‘ albero del bene e del male a cui si rivolge Paul Valéry “...tu puoi respingere 1 ‘infinito / che è l’effetto di tua crescenza , / e della tomba sino al nido / sentirti la conoscenza ...“.
Il segno di un vero mito è il suo potere di apparire ai propri creatori come verità letterale, anche di fronte alle più forti prove in contrario e a sfida di qualsiasi argomento.
Il mito ha l‘ apparenza di una così sacrosanta verità, che chiedere in che senso sia vero, o chiamarlo figura del linguaggio, e distruggere un mito significa distruggere un’ idea nella sua fase primitiva, nei momento stesso in cui balena nella mente di qualcuno.
Si tratta, quindi , di collocare forma e colori in guisa da costruire uno “spazio virtuale” capace di evocare un ‘esperienza entro la quale si aggiunga ad un linguaggio che sia, ad un tempo, pensiero, impresa perigliosa in quanto è necessario eludere opposti scogli , che anche talenti non comuni non hanno sempre saputo eludere.
Si pensi ad un Blake ,nella cui “opera“ il “pensiero“ è spesso troppo scoperto, ed ad un Moreau, con i suoi non rari cedimenti alla sensualità del simbolo. L‘ astrazione ha acquistato una sua piena autonomia e la figuratività viene rivisitata , come in Antognetti, che ha saputo esprimersi ad alti livelli espressivi e formali tesaurizzando l‘ immagine fenomenica come leit – Motiv conduttore del suo sinfonismo pittorico, che privilegia le atmosfere crepuscolari, interiorizzate di una solarità pervasa da una dolce malinconia in cui la “nostalgia” si carica di una emotività esistenziale e lirica.
Vi è certo nella musicalità delle forme e dei colori delle opere più compiute di Lorenzo una tentazione di canto: il pericolo che l’ elemento portante siano le forme ed i colori per se stessi e non come mezzo di evocazione. Così nella musica lirica le parole vengono riassorbite dalla musica. Ma, nella più parte dei casi, la musicalità si arresta ad un limite che si potrebbe paragonare al “canto fermo “: la modulazione di forme e colori gravita intorno alla evocazione di una natura fastosa nelle sue cromie ove la dominante rossa determina la stessa tonalità “maggiore “dando ad essa pienezza di vita.
WILLIAM TODE
LORENZO ANTOGNETI’I’S NEW FIGURATION
EXISTENTIAL DIMENSION IN
LORENZO ANTOGNETI’I’S NEW FIGURATION
-FIGURATIVENESS AS EVOCATION OF A CIVILIZTION OF IMAGES -
by William Tode
If we want to take the comprehension of Lorenzo Antognetti’s work over the happy intuition, we have to go back very far.
It was Ernest Cassirer, “the philosophy of the symbolic shapes (forms)” in 1931, to gather the beginning of the artiste expression, for differentiation from the mythical language, now distinctly and now jointly to the fabula (plot), to the ritual, to the magic.
But it was his student, Suzanne Langer, in “Feeling and shape 1963” to review the problem of shape and contents in the terms empirically compared (verified of “appearances”) or better of communicable shapes and of “emotional weight”, or better of “recoiled experiences”.
Any form of art makes use of different appearances, obtained by giving shape to distinguished materials.
Therefore, art is one, bat the matter, to have some meaning can’t set aside shapes and, indirectly, material - color.
The plastic arts are those in which is dominant the spatial dimension. This doesn’t mean that the “picture” hasn’t got a temporal dimension too, even though it is left in large scale, to the receptor who goes from a global vision to the details to go back, then to the whole so, for Lorenzo Antognetti’s paintings, not for the “still life” I introduce the concept of “virtual space”: the purpose of all the plastic arts is to articulate the visual shape and to present the same, so immediately expressive of the human feeling to be filled by the same feeling, like the subject of the perception, or at last, like the primary object.
This means that, for the observatory, the work of art doesn’t have to be only a shape in the space, but a confirmation of the space, of all the space given to it.
The virtual space, all being independent and not a local area of the real space, it’s a total system concluded in itself. Being it of two or three dimension, it’s continuous in all his possible directions and it’s infinitely plastic.
And discoursing on Antognetti’s “figurative” painting, the trees, tar tank (bin), clouds, the infinite horizon of his Etruscan Maremma and his faces and figures heightened by mysterious slanting sources, and his “flowers” non-objective any more, but opulent and very refined, all form unexpected revelations for the expressive form for someone qualified of a wise visual creativity.
Everybody can be represented in the virtual sphere of forms purely apparent. But it isn’t the effective existence of the object or of the things presented, more correct evoked, that the artist understands better than others, in his fantastic and symbolic allusions.
It’s the appearance, of a visible, naturalistic objectivity, and the emotive weight of his strength, that the ligurian artist, now living in Tarquinia , perceives, while others restrict themselves in “reading” the title, of its effective nature, remaining on the level of its effective reality. Here it is then “the virtual space” objectified, the objectification of a romantic and contemplative nature, analytical and modest, austere and dreamy, that pleases itself narcissistically, to relate and to evoke with the shapes, color, previous events, coriander’s of life, of memory, of a non-existential life that recharges itself, emotionally, of previous visual experiences. From here the possibility of a semilogical speech.
Talking about the “emotive weight» of the Figurative Art I prefer using the term “evocation”, because this term declares something that never has to be forgotten: that Art doesn’t creates emotions, but limits itself to be symbol of it.
The introduction of the evocation as emotive symbolization, connects the critical speech to a larger dimension, that I would define anthropological.
The artist’s personality creates the pictorial message, giving its own interpretation of life and of the world in which it’s born.
This is a subjective work, because it isn’t a simple reflection of life and of the superficial things, like the Marxist critics have been theorized and favored, but is also “interpretation”, that is critical contribution even if of a different category from the scientific one. Between the “abstract” and “figurative” painting there are more shapes of transition that between music and poetry, but this doesn’t deteriorate the judgment of convenience.
The contraposition is significant when it’s something of accepted. When I say “atonal music” I say also “post-tonal music”.
A “serial” music borned autonomously and not for contraposition, should have a different semiological importance.
A critical reading of Lorenzo Antognetti’s artistic search and “figurative” language takes me to analyze not only the anthropological side but also the semiological one of its symbolistical and formal content.
In the case of painters, strongly innovating like, for example, El Greco, can came out the prejudice of a defect of analytical form, for those artists with anthropological, strong aspects, like it’s in Antognetti’s case.
Antognetti’s anthropology is an anthropology of the depth. An unconscious where there aren’t only instincts, in which the expression has been removed from the conscience, but it’s above all the matrix of the conscience, from which germs of new possibilities of life burst. Therefore we are far from surrealists, whose backbone is soaked of Freudian psychoanalysis and whose dreams are nightmares and shadows. We are, rather, near to Jung’s conceptions, so we have to go on over the personal unconscious, toward a collective one, that is the traces found in all men ‘s mind. Created from a mental course of our ancestors. Any artistic experience particularly exceptional is so because it cames to fill an unconscious, original trace.
But Lorenzo Antognetti has built its own “archetypes” through a personal suffering, that is through a series of experiences with exceptional demands, and not through a program.
Antognetti’s search it has been an interior process, that has often found a thread in the “myth of the classicism”, of the big, museum tradition. Here we can find those esthetical and formal incentives that helped him to mature some artistic choices saturated with a striking “trade of ancient shop” that reveals him to us “Maestro” in the trend of that “Cultured Museum Art” from which has taken nourishment and ideals. He remands me De Chirico’s art, the one, to be clear, of “Italy’s Squares”, not that “barocco”, rhetorical and pompous of the decades.
In the ligurian artist live together, wisely mixed Caravaggio’s spatial, plastic spirit, for the intensely dramatic dynamism of the drapings, that have a formal and powerful valence and, above all, those private atmospheres of the “Flemings” with their magic, naturalistic and narrative eye, Flanders’ painters with their analytical vision, suspended between immanent objectivity and symbolistic and allusive metaphysics.
I have talked about “flowers and still life” that are only a shadow in the past and immanent objectification in Antognetti’s creativity; these “floreal” compositions are the figurative reason to annotate and define graphic-pictorial elements permeated of internalised luminescences that live, almost, of a mystic reflected light.
It’s the same “theatrical” light of “scene” that was Caravaggio’s big luministic-plastic revolution, man of “theatre”, loading actor himself of a tragic and epic page of a “dairy” of a daily and tragic experience.
The “light” energy that models shapes and defines microscopical figures of mute timbric and molecular essences, takes all the essence and the pictorial contest of Antognetti’s compositions, which have maestri’s evocative and descriptive power that have made “big” the Art in the centuries.
Ligurian artist’s language swings magically and insidiously between the meanders of an ipotetical “classicism» and of an “academicism”, that, for sure, represent the antipodes of the real art, but that in him, acquires a new end unknown energy, for that titanic and absolute spatiality, that
reminds me of Piero Della Francesca’s “parietal” silence, and the dynamic and plastic ferment of Boccioni’s spatiality.
Yet, this judgment of mine seems insane if we look superficially to the work of our artist, but if we understand completely the subtended meaning of the compositive and dynamic components of all the big, pictorial compositions, and of some landscapes with wide rift of infinite horizon damped of astonished silences, we will understand, almost with dismay and wonder, that we are in front of an innovative proposal of a “new figuration”, free from evocative tie of a remote past, that even if fundamental for the civilization of the culture, today, can’t be taken as a model and archetype for our aesthetic and artistic requests.
The originality and the valance of Lorenzo Antognetti’s painting are about this.
In front of a society always more idolatrous of that new golden calf, like the robot and the consumism and market’s economy of the mondialization there are only three ways: escape, refuge in the trascendency and the reconstruction of immanency.
Antognetti’s fundamental answer is the third one, which is also the most daring, because rebuilds the immanence and remains open to the trascendency. This is very risky because can take to the eclecticism.
Danger can be eluded only by those exptional events, that I call “enlightenments”. This has happened in Antognetti’s painting.
He has elaborated in the deep of his conscience a more religious deepening of the quality of Nature and of all the things of creation.
The Art that talks about GOD, it moans for man; the Art that names MAN, it languishes for GOD.
Next to this enlightenment goes another Promethean one, for which aren’t the spirits of Heaven or Hell to dominate the physical nature, but the soul and the spirit in him, hidden like the fire in the Flintstones. It’s the knowledge, above all, to complete LOVE.
Leonardo’s son, Dionysian archetype who comes from Ellenic languor’s, for Pitagora and for the Gnostics, is reinterpreted as capacity of transforming the world and not as pure contemplation.
Just like the tree of good and evil of Paul Valery ... “You can drive back the infinite / the effect of your growth, / and of the grave up to the nest / feel the knowledge…”.
Sign of a real myth is his power to appear - to his own creators like literal truth, even against the strongest adversenesses.
Myth as the appearance of a most sacred truth, that asking in what way is real, or calling it figure of the language, and destroying a myth means to shatter an idea in its primitive stage, in the same moment that appears in someone‘s mind.
Therefore, we have to place shape and colors, in a way to built a “virtual space”, able to evocate an experience in which we add at the same time, thought, dangerous task because is necessary to avoid opposite rocks, that not even common talents always knew how to avoid.
Let’s think about Blake, in whose “opera” the “thought” is often too open, and about Mòréau, with his giving into the sensuousity of the symbol.
The abstraction has acquired full autonomy and the figurativeness is reviewed, like in Antognetti’s, who has expressed himself with high expressive and formal levels, hoarding the phenomenal image like leitmotiv conductor of his pictorial symphonic nature, that privileges the crepuscular atmosphere, interiorised of a radiance filled with a wistfulness in which the “nostalgia” charges itself with an existential and lyric emotivity.
There is, of course, in Antognetti’s musicality of the shapes and colors of the most completed works a poem’s temptation: the danger is that the basic elements could be the shapes and colors on its own and not as a way of evocation. So in the lyrical music the words absorbed from the music itself. But, in most case, the musicality stops to a limit paragonable to a “plainchant”: shapes’ and colors modulation gravitates around an evocation of a nature, magnificent in its shades of colors where the
dominant red determines the same “greater” tonality giving to it intensity of life. WILLIAM TODE