OPERA IN CONCORSO Sezione Grafica
IL MIO MONDO
acquarello e inchiostro, carta in 4 parti
100x140
Grazia Imperio
nato/a a: Trento
residenza di lavoro/studio: New York (STATI UNITI)
iscritto/a dal 28 mar 2013
sito web: http://www.graziaimperio.com
Altre opere
Descrizione Opera / Biografia
Grazia Imperio
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New York NY 10010
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Cosa conta nella vita di un artista ?
La formazione accademica? Le sue conoscenze tecniche? Le sue esperienze di vita? Il suo modo di sentire, vedere, guardare?
La realta` oggettiva e` una: esistono alberi, case, persone, rumori, suoni, colori.
I colori primari sono tre: rosso, blu e giallo, questi sono dati oggettivi e inconfutabili, ma le combinazioni di tre semplici colori di base possono dare vita ad una gamma pressoche` infinita di combinazioni, di tonalita`e di sensazioni.
Una melodia puo` essere vista come una sequenza di note su di uno spartito, ma quello che questa combinazione di segni grafici puo` provocare nell’animo di ogni singolo individuo e` un’emozione unica per intensita` e qualita`.
Le esperienze di vita determinano quello che uno e` fa e sente, ma allo stesso tempo sono determinate da quello che uno e`, sente e fa.
Anche un artista vive, vede e sente, ma questo suo vivere, vedere e sentire trova sfogo e realizzazione nel suo lavoro che non e` altro che il mezzo attraverso il quale egli si mette in relazione con il mondo.
Questo e` quello che io sento di fare, volere, essere.
2012:
Estate
- mostra personale presso Dogana Veneta a Lazise (Verona) patrocinata dal comune
- mostra personale a Rovereto (TN)
Gennaio
-mostra collettiva presso Art Student League a New York
La mia vita e` stata ed e` un puzzle di colori, odori e suoni che si sta via via formando attraverso incontri, immagini, esperienze del mio vagabondare. Italiana di origine e di formazione sono nata nel 1970 in una cittadina di provincia a due passi dalle Dolomiti, ho passato meta` della mia vita in giro per il mondo spostandomi da un continente all’altro e sperimentando modi di vita, di pensiero, di relazione e di comunicazione legati alla realta` che venivo via via sperimentando.
Ho imparato ad aprire gli occhi e a guardare, oltre che a vedere, in maniera progressiva: il piccolo fazzoletto di terra in cui sono cresciuta, circondato da montagne spettacolari e uniche era un paesaggio familiare, noto, ma inesistente, il verde che ha sempre dominato le mie estati in montagna faceva parte dell’insieme e per questo era per me invisibile, ho avuto bisogno di perderlo per vederlo e gustarlo.
Pakistan, Bangladesh, Albania, Uganda, Colombia, Niger, Brasile, Svizzera, New York, continenti che ho percorso, paesi in cui ho vissuto e in cui sono cresciuta, mi sono formata e ho piantato il seme dei miei lavori futuri.
Dal 2009 ad ora
New York
Un grande fuoco d’artificio scoppietta incessante su questa citta`-universo, dove niente si ferma mai e tutto appare sempre in perpetuo movimento, come le nuvole in un giorno di vento nel cielo di una citta` costiera. Questa citta`-isola, citta`-vascello, citta`-fortezza, dove si viaggia a gran velocita` verso imprevedibili orizzonti, dove si e` assediati e prigionieri del poco spazio e in balia della folla oceanica che sembra un’eterna inondazione, questa straordinaria giungla di cemento dove vive un’umanita` infinita e a tratti in via di estinzione mi ha accolta a braccia aperta e mi ha assorbita nel suo brulicante ecosistema, caricandomi di una energia sconosciuta e prorompente che mi sta portando a rielaborare, rivisitare, ricostruire attraverso l’esperienza artistica tutti quei pezzetti del mio vissuto multiculturale, unendoli qui in un sistema piu` ampio in cui una convivenza costruttiva e produttiva e` possibile.
In quanto citta`globale, multietnica e multiculturale New York e` stata scelta, prima dal mio inconscio, poi dal mio lato razionale come dimora ideale, in quanto albergatrice di diversita`e promotrice di individualita`.
Qui domina idealmente un arcobaleno scintillante carico di colori accesi edi sfumature . L’inchiostro e` il mezzo espressivo che prediligo perche` immediato, indelebile, acceso, intenso, proprio come questa citta`
Dal 2005 al 2009
Svizzera
Ginevra, la ricca, la sostenuta, la signora, adagiata sulle sponde del lago di Leman, dominata dalla cima del monte Bianco in lontananza non era il mio sogno nel cassetto. Nella mia testa, venendo dal Brasile, era un posto chiuso, provinciale, piatto, rappresentava la vecchia Europa convenzionale e piena di stereotipi. Avevo paura dell’ordine, dell’organizzazione che avrei trovato, temevo di venirne schiacciata e che la mia vitalita` venisse soffocata.
Mi ci e` voluto del tempo, e` inutile negarlo, questi salti intercontinentali sono prima di tutto degli sbalzi culturali enormi come dei terremoti o degli tsunami, che implicano sempre dei grandi movimenti di assestamento e delle pause di decantazione. Per diverso tempo non vedevo niente perche` mi ostinavo a guardare con gli stessi occhiali che avevo usato per il Brasile, ma i colori non erano gli stessi, qui la luce era molto meno intensa, il sole molto piu` raro. Il colore dominante, soprattutto in inverno, era il grigio, un grigio piatto, senza sfumature e senza profondita` e riuscire a cogliere la bellezza delle sfumature perlacee che la nebbia stendeva sull’acqua del lago, sui pontili e sulle sponde del lago e` stato prima di tutto un esercizio di volonta`, ma si sa, non si puo` correre la maratona se prima non ci si e` ben bene allenati..
Di Ginevra ho amato proprio queste sfumature leggere e impercettibili, i suoi silenzi spezzati dal suono metallico dei cavi delle imbarcazioni attraccate alle sponde e nascoste da un fitto velo di nebbia, che ricordavano tanti campanellini fatati, gli alberi secolari e maestosi dei suoi parchi impeccabili, il cambiamento delle stagioni che veniva scandito dalle piante e dai fiori nei parchi e dalla luce che aumentava o diminuiva in modo esponenziale col susseguirsi delle stagioni.
Ho amato anche la sua imprevedibile multietnicita` servita su di un vassoio di prevedibile e rassicurante “svizzericita`” fatto di cioccolata e organizzazione.
Dal 2002 al 2005
Brasile
Sono sbarcata alla conquista del Brasile con le immagini di Jorge Amado in testa e la curiosita` nei confronti di un paese immenso. Un grande poligono sulla carta geografica, tanto verde, tanta costa e una lingua a me, allora, sconosciuta nel mezzo di un continente ispanofono.
Verde, come il colore dell’Amazzonia, giallo come il sole che illumina tutto, azzurro come i cieli di Brasilia, blu come l’oceano che lo bagna, marrone come il colore di una parte dei suoi abitanti, quelli che per modi di vita e tradizioni mi hanno riportata al mio viaggio in Benin alla ricerca di un po’ di azzurro e di frescura in una fuga dal deserto nigerino.
Il Brasile e` un paese sinuoso, accattivante, ondeggiante e sensuale, e` il paese dove la poesia sta nel suono stesso della sua lingua e dove la musica e il senso del ritmo viene instillata nei neonati assieme al latte materno. Questo inimitabile paese ha il merito di aver operato nella mia sfera inconscia con la sua sensualita` ed esuberanza , liberando il mio bisogno di espressione e consentendomi di essere viscerale e vera.
Brasilia mi ha riportata all’idea dell’essenziale, la citta` minimalista e funzionale dove tutto e` geometrico e strutturato, dove gli alberi sono bellissimi e selvaggi, dove i cieli hanno i colori piu` intensi del mondo, dove l’orizzonte e` infinito.
Suoni, sapori, colori tante facce di uno stesso universo, ognuna ampiamente rappresentata in un unico paese. Il Brasile e` stato la mia musa ispiratrice.
L’acquarello, con la sua malleabilita` e i suoi colori che si mescolano, si diluiscono e si espandono ballando sul foglio annaffiato, rappresenta questo paese e il suo popolo, frutto delle piu` svariate e secolari combinazioni.
Dal 1999 al 2002
Niger
E` stato quando sono sbarcata dall’aereo in pieno Sahel per vivere tre anni circondata da sabbia, sole e da infinite sfumature di ocra, rosso, marrone e terra bruciata che ho percepito la forza e l’importanza dei colori; qui ho imparato a fuggire il sole e il suo calore, ad osservare le sfumature tono su tono e le ombre della sera che in nessun altro luogo mi sono apparse cosi`spettacolari
Le infinite distese di niente, dove ogni lato e` esattamente uguale ad un altro, dove non esistono punti di riferimento all’orizzonte, sono come immensi fogli bianchi, teatri della fantasia dove e` possibile immaginare, costruire storie e allestire scenari, dove ogni minimo dettaglio, proprio perche` cosi` raro viene registrato nella fantasia e osservato con estrema attenzione. Su uno sfondo quasi uniforme, in cui una leggera sfumatura un po’ piu` scura o un po’ piu` chiara delimita l’orizzone, all’improvviso un punto colorato catalizza lo sguardo, un tuareg col suo boubou azzurro e il turbante che gli ricopre quasi interamente la faccia si sta avvicinando col suo cammello.
Le popolazioni locali, i loro mercati e i loro modi di vita sono le cose che mi hanno motivata nel mio quotidiano avventurarmi in un universo estraneo; mi sono ritrovata piu` volte a osservare con avida curiosita` e attenzione un mondo cosi` distante dal mio avendo addosso lo stesso sguardo intrigato e incredulo che io avevo poggiato su chi mi stava di fronte.
Sullo sfondo i muri rossi di sabbia del grand marche, mentre davanti, tante piccole comparse coloratissime nei loro boubou sgargianti animano la scena e la risvegliano, questa e` Niamey, la capitale non convenzionale di un paese fuori dal tempo.
Qui mi sono immersa nelle pratiche tradizionali della colorazione dei tessuti per la produzione di batik e bogolan, e, in seguito, ho immerso le mani nell’argilla proveniente dal fiume Niger e ho sperimentato le tecniche tradizionali di cottura in un buco nella terra.
Dal 1996 al 1998
Colombia
Ho esplorato la Colombia con i suoi strati sovrapposti di climi, vegetazioni e popolazioni, l’ho guardata prima con timore e diffidenza, inquinata dalle notizie che erano giunte all’estero e ho finito per vederla attraverso gli occhi di Garcia Marquez nel mondo incantato e fiabesco dei suoi romanzi.
Bogota` la ricordo come un’immensa distesa di edifici che si estendono a perdita d’occhio per chilometri e chilometri lungo la costa della montagna che la percorre da nord a sud. Qui l’aria e` rarefatta, i colori tersi, i cieli intensi e il sole ustionante. L’altezza sul livello del mare rende l’adattamento impegnativo e risveglia un appetito primordiale. Ovunque musica: salsa e merengue, rumori di clacson e motori e infiniti mazzi di rose multicolori in vendita ad ogni incrocio. In Colombia con il variare dell’altitudine varia regolarmente la temperatura e la vegetazione, qui il concetto di stagione reinterpretato e` verticale, a Bogota` Natale era uguale ad agosto che era uguale a marzo che era uguale a settembre…mentre era possibile arrivare alle nevi perenni o andare al marein qualunque momento dell’anno,bastava salire o scendere, come prendere l’ascensore.
Uscendo dalla citta`, dopo aver attraversato la zona delle serre dei fiori, enormi capannoni bianchi, il colore dominante nelle terre alte era un verde grigiastro e un po’ freddo degli eucalipti che imperversavano nella zona e ne impregnavano l’aria, mentre la terra sottostante era rossastra.
In Colombia mi sono avvicinata per la prima volta alla creta nel deserto della Candelaria
Dal 1994 al 1996
Albania
Ho ascoltato e visto la voglia di scappare degli albanesi verso quello che per loro era il miraggio di una vita migliore, tante piccole figure in movimento con, sullo sfondo, montagne traforate da bunker inutilizzati e citta` fatiscenti e distrutte da una guerra che non c’e` mai stata.
Il cielo d’inverno a Tirana era limpido, azzurro, tenuto pulito da un vento frizzante, mentre la costa, deturpata dall’incuria di chi aveva altre priorita`, era splendida con i suoi pini marittimi e le sue lunghe spiagge deserte fuori stagione.
Anche qui gente, facce scolpite nella roccia dei Balcani, rughe e diffidenza dettata da anni di regime di terrore dove nessuno poteva fidarsi di nessuno, in contrasto con sguardi golosi di cambiamento e impazienza di arrivare, raggiungere, avere.
Anche qui natura, aspra e impervia al nord, mediterranea e solare al sud. Il bello, impersonato da questa natura selvaggia e il brutto, rappresentato dall’opera dell’uomo con i suoi bunker, le sue distruzioni rabbiose, i casermoni fatiscenti e deprimenti, convivevano in un contrasto incessante.
1993
Uganda
La mia prima volta in Africa, un continente spaventoso per la sua immensita` e per le sue tragedie: fame, guerre, carestie, siccita`, ma anche bellissimo per la sua natura, i suoi colori, le sue genti. Un apparizione quasi onirica. Colline in citta`, chilometri e chilonetri di pista nella savana, terra rossa ovunque a ricoprire ogni cosa con la sua patina quasi intangibile.
Le stoffe coloratissime con cui sperimentare e giocare.
1992
Pakistan e Bangladesh
Ho osservato con avidita` il mondo colorato e caotico delle strade di Karachi e Lahore e quello misterioso e inquietante di Peshavar. Ho visitato moschee, ho partecipato, nel ruolo di attrazione involontaria, ad un matrimonio tradizionale, relegata nella zona delle donne, osservando osservata un mondo incomprensibile e colorato, pregno di cibo e odori fortissimi
Ho attraversato le campagne bengalesi e la capitale Dakha guardando con stupore il numero infinito di umanita` che vi si affollava, il verde e` il colore che piu` si addice a questo piccolo paese sovrappopolato.
Conoscenze e competenze
Sentirmi parte dei mondi in cui, nel corso delle mie esperienze di vita, sono entrata e` stato sempre uno degli obiettivi principali, comprendere per essere compresa e accettare per essere accettata.
Questo e` stato il motore che mi ha spinta ad imparare diverse lingue ed a padroneggiarle:
l’italiano e` la mia lingua materna
parlo fluentemente inglese, francese, spagnolo e portoghese,
ho una conoscenza “infantile” del tedesco, dovuta ai miei trascorsi sudtirolesi in tenera eta`,
sono profondamente curiosa di qualunque suono e vorrei sempre riconoscerli e capirli.
L’arte e` una forma di linguaggio, un mezzo d’espressione personale ed individuale, per riuscire a parlare questa lingua ed a comunicare attraverso di essa ci sono voluti anni di “ascolto”, osservazione e assimilazione, atteggiamenti che non potranno mai essere abbandonati se voglio che la mia comunicazione sia viva, empatica e vera.
Il mio background culturale, gli studi classici, sono stati terreno fertile per lo sviluppo di queste competenze
I miei attuali studi in campo psicologico hanno come interesse primario la comprensione della persona umana
In campo strettamente artistico la mia ricerca mi ha portata a misurarmi con l’incisione su matrici di legno e plastica e la relativa stampa in Brasile dove ho studiato con il maestro Sylvio Carneiro
Ho appreso le basi dell’acquarello con la maestra Minnie Sardinha
A New York ho studiato l’acquarello con la maestra Naomi Campbell e sto studiando disegno e composizione con il maestro Bob Cenedella presso l’Art Student League.
Tematiche e interessi
Il corpo, prima come semplice studio della figura umana, e` diventato a poco, a poco il mio soggetto preferito, in quanto veicolo, rappresentante e custode dell’anima, quintessenza di ogni persona.
Attravesto l’osservazione curiosa e prolungata della vasta e varia umanita` che abita il nostro affascinante pianeta, ho sviluppato un interesse particolare per il linguaggio corporeo come mezzo espressivo e comunicativo di emozioni personalissime
Nei movimenti dei modelli che mi si presentano davanti cerco l’essenza dell’essere umano, cerco quella parte di me stessa che non vedo di fronte a uno specchio, ma che mi appare attraverso l’altro.
L’acquarello, con la sua delicatezza e la sua acquaticita`mi ha aiutata a liberare i tratti e ad uscire dalla schiavitu` delle linee chiuse e definitive.
L’inchiostro, col suo vigore e la sua intensita`mi sembra il mezzo piu` adatto per il trasferimento delle emozioni, ogni segno e` unico e incancellabile