OPERA IN CONCORSO Sezione Pittura
Senza Titoli
olio, mdf
435x315x45
Giovanni Pirondini
nato/a a: Cosio Valtellino
residenza di lavoro/studio: Sondrio (ITALIA)
iscritto/a dal 05 mag 2013
Altre opere
Descrizione Opera / Biografia
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Gianfranco Pirondini è nato a Cosio Valtellino nel 1950, ma vive a Sondrio da anni. Ha frequentato la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
La sua attività artistica si divide fra la pittura e il design, per la realizzazione di raffinatissimi oggetti di arredo . Pittore da sempre, ha cominciato a esporre in collettive intorno al 1970.
Ha tenuto mostre personali a Chiavenna (1983), al Palazzo della Provincia di Sondrio (1984 e 1987), al museo etnografico Tiranese (1986-2010), alla Galleria Etnografica PGI di Poschiavo (2000).
Ha partecipato a importanti collettive tra cui : Concorso - Mostra Lo Spluga e i trafori a Tirano, Sondrio e a Palazzo Bagatti-Valsecch, Milano, Mostra La figura e la sua ombra a Grosio, Collettiva degli artisti delle città gemellate con Sindefingen a Sindelfingen, Rassegna itinerante di poesia e grafica Carte incise-segni nella storia a Sondrio e Coira , V biennale d’arte e vino castello di Cisterna D’Asti.
Sue opere figurano nelle collezioni della Provincia di Sondrio e della CCIAA di Sondrio e in collezioni private.
Il lavoro di Pirondini nasce da una visione dell’arte che vuole portare a sintesi due concezioni apparentemente contraddittorie, ma in realtà complementari: l’arte come narrazione della sofferenza e del dolore nell’uomo e nel mondo e l’arte come fuga dalla realtà in un universo di puro piacere e di bellezza assoluta.
Per dare corpo a questa visione, fin dagli esordi l ’artista si impegna nella ricerca di un linguaggio personale nel segno di una continuità con le grande tradizione pittorica moderna e contemporanea.
Lo studio approfondito della pittura astratta di inizio secolo XX, partendo da Kandinsky fino ad arrivare all’espressionismo astratto statunitense, e la successiva conoscenza diretta della Transavanguardia lo portano a cimentarsi dapprima con tecniche vicine all’espressionismo astratto e alle forme espressive della transavanguardia e in seguito con un progressivo annullamento della figura e del colore, fino ad arrivare alla superficie neutra, bianca e nera .
Nascono così nei primi anni 90 numerose opere in bianco e nero con pochi altri inserti di colore, realizzate utilizzando carta di giornale applicata su tela con un impasto di colla, vinavil, olio e acrilico.
Intorno al 2000 la produzione di Pirondini subisce una svolta , innanzi tutto nelle dimensioni dei lavori: fino a quel momento l’artista aveva prediletto le grandi tele su cui poteva spaziare utilizzando il colore ad olio, l’acrilico, l’inserto di materiali vari, da lì in avanti utilizzerà invece per i suoi lavori tele o supporti in legno di dimensioni raramente superiori all’A4.
Il cambiamento nella dimensione dell’opera è legato a ragioni estetiche complesse : in particolare alla esigenza di trovare strade diverse per esplorare il rapporto tra forma, movimento e colore.
La ricerca si arricchisce di nuovi elementi come l’approfondimento della relazione tra musica e pittura: cresce in Pirondini la convinzione che la pittura agisce e si sviluppa su timbri-toni cromatici e ritmo-sintassi compositivi, esattamente come la musica . Per alcun anni l’attività pittorica si focalizzerà così sul tentativo di tradurre il suono in colore e di rendere il colore vibrazione, attraverso la produzione di oltre un centinaio di piccoli lavori astratti in cui l’autore si sforza di trovare una concordanza di energia tra suono nello spazio, gesto e colore sulla tela.
Sarà proprio lo studio della relazione suono- colore a riavvicinare l’artista alla figura , spesso tratta da fotografie di conoscenti e amici . Tutta l’ultima fase di lavoro si sviluppa pertanto nel segno di un’ esplorazione continua del colore e delle sue vibrazioni , poggiando però su una forma data.
L’utilizzo di un modello , impegnando meno il pittore da un punto di vista emotivo, almeno nella fase iniziale dell’opera, gli consente di concentrarsi maggiormente sull’analisi del soggetto e sulle tonalità di colore che lo identificano.
Come sempre la ricerca di una chiave espressiva personale poggia nell’autore su un approfondimento delle opere dei grandi pittori classici e moderni, in questo caso dei grandi classici del 500 italiano e del 700 europeo.
I quadri che vengono presentati sono parte di una ricerca più ampia, tuttora in corso, sulla possibilità di dar vita, attraverso la luce e il colore, all’emozione sottesa dietro un’ espressione del volto o un movimento del corpo umano, con la consapevolezza, come si è visto, che la pittura non è mai semplice narrazione, ma tensione continua verso un difficile equilibrio ( per altro mai definitivo) di forma, movimento e colore.