OPERA IN CONCORSO Sezione Pittura
STATISTICHE DEL NOSTRO TEMPO - Solo uno può farcela
olio - stampa, tela
192x162
Daniela Boccaccini
nato/a a: Matelica (MC)
residenza di lavoro/studio: Roma (ITALIA)
iscritto/a dal 13 apr 2013
sito web: http://www.premioceleste.it/ar…
Altre opere
I VORTICIZZATI
grafica computerizzata, carta fotografica su alluminio
50x50, 2
Descrizione Opera / Biografia
Dr. Gabriele Romeo - storico e critico d’arte© DANIELA BOCCACCINI: IMMAGINE TRA LE IMMAGINIDaniela Boccaccini nasce nel 1957 a Matelica (MC). Negli anni ’70 si trasferisce a Roma, dove inizia la sua formazione artistica nell’ambito delle arti visive, conseguendo la Maturità Artistica in Pittura, Mosaico e Grafica e frequentando dal 1975 al 1977 l’Accademia di Belle Arti di Roma sotto la guida del maestro Toti Scialoja (1914-1998). Parallelamente allo studio delle arti visive si interessa attivamente ai cambiamenti politici e sociali che vedono gli anni ‘70 protagonisti della trasformazione del nostro Paese. Dagli anni ’80 si occupa di grafica, comunicazione e progettazione di allestimenti e scenografie per eventi producendo interessanti “affiche”. Il suo ruolo ha contribuito a sviluppare: una dialettica semplice, essenziale, sintetica, anche nelle sue opere pittoriche. Il principio cardine UNA PARTE PER IL TUTTO, proprio dell’artista, si proietta oltre un discorso meramente comportamentista e sociale, assumendo così, un interessante modo introspettivo di scavare all’interno delle molteplici emotività di ogni singolo individuo. Daniela Boccaccini, crea un linguaggio verbale figurato nel quale la costruzione e decostruzione dell’immagine sono subordinate al relazionarsi ad un manifestarsi, vivere attivo all’interno della quotidianità. L’oggetto primario muta la propria riconoscibilità, diventando attante nel campo visivo nel quale l’artista lo immette. Mentre, i simboli non hanno “omologazione” bensì, sono individuabili come note “instabili” poste in una partitura sempre differente. La narrazione dell’autrice è quindi frutto di un “resettaggio” nel “vivere quotidiano” e della continua precarietà alla quale è soggetta la nostra umanità...…STATISTICHE DEL NOSTRO TEMPO SOLO UNO PUÒ’ FARCELA - ONLY ONE WILL MAKE IT (2013) 192x162 olio su tela - stampa su tela. L’opera rende omaggio a Il quarto stato (1895-1901) di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Pellizza voleva comunicare una sorta di protesta sociale celebrando l’affermazione di una nuova classe sociale, il proletariato, come nuova “partizione di una comunità lavoratrice” sulla borghesia. L’opera della Boccaccini è composta da quattro pannelli nei quali viene raffigurata la stessa identica giovane figura, ritratta di spalle. Nel secondo pannello da destra, possiamo notare che è più alto, colorato e dipinto ad olio, mentre gli altri tre pannelli sono posti nello stesso livello, le figure perdono il loro sguardo in un vuoto simbolico di colore grigio a rappresentare il nulla. Il tema dell’omologazione viene comparato dall’artista cogliendo l’essenza del potere, inteso come “forza di volontà”, nel superare gli ostacoli, una pole position della gioventù che vedrà tra i classificati, solamente uno di loro “emergere dalla collettività”. La tematica proposta dall’artista nasce dalla sensibilità legata al tema sociale dell’occupazione, così come è emerso da un recente sondaggio, che ha dimostrato che solo uno su quattro trova un impiego: una parte si afferma nella moltitudine degli individui. La forma di positività nella comunità, la volontà di lottare fermamente per i propri ideali si colloca in una considerazione di isolamento (solitudine), mentre vengono emarginate alcune forme solidali per uno scambio: aiuto reciproco. Dal punto di vista compositivo, l’artista apporta due innovazioni iconografiche per mezzo della funzione che dà ai pannelli: come suddivisione di gruppi dinamici che avanzano e arretrano simultaneamente; un grafico statistico dell’immagine con l’apice alto, a rappresentare il raggiungimento degli obbiettivi della giovane figura colorata. La produzione artistica di Daniela Boccaccini si evolve secondo un sistema narrativo proprio della “tragedia classica”, costruendo un dramma che parla della nostra società reale ed attuale, dando spazio a messaggi che trovano consenso popolare per mezzo “mimesi naturale”, e nella quale la parte di una qualsiasi struttura compiuta, inizia ad essere espressa per quella che realmente è, senza nessun condizionamento da parte di fattori soggettivi terzi indotti e che potrebbero condizionare, sviandone il senso, il messaggio della comunicazione. Arnold Hauser nel suo saggio dal titolo Storia sociale dell’Arte (1987), in riferimento alla Tragedia descritta nel Capitolo terzo “Classicità e democrazia”, si pronuncia nei seguenti termini: “Nei ludi scenici (insieme di giochi come forma di intrattenimento) la polis possiede il più prezioso strumento di propaganda, e non è certo disposta ad abbandonarlo all’arbitrio dei poeti. I tragici sono degli stipendiati dello stato e suoi fornitori; questo li remunera per le opere rappresentate, ma naturalmente fa rappresentare solo quelle opere che corrispondono alla sua politica e agli interessi dei ceti dominanti. Le tragedie sono opere di tendenza né vogliono dissimularlo: trattano questioni di attualità politica e s’imperniano su problemi più o meno direttamente connessi con la questione più scottante del momento, il rapporto tra lo stato tribale e lo stato popolare”. In questo caso le teorie esposte da Hauser decadono, in quanto l’autore non valuta nell’artista contemporaneo la serena espressione incondizionata dallo Stato. La forma democratica da lui descritta trova un “vincolo” che relega a qualsiasi espressione di comunicazione artistica come un solo strumento di propaganda per lo Stato. Daniela Boccaccini, a mio avviso, si domanda e si interroga su chi è lo Stato. Siamo noi? E’ il popolo o solamente una parte di esso? Così entra in gioco la pittura simbolista di un Pellizza da Volpedo che si colloca in un dialogo attento a riconsiderare la lotta idealistica, il combattere culturale e leale così come è rappresentato in La libertà che guida il popolo (1830), di Eugène Delacroix. Se analizziamo il lavoro ideetico concettuale dell’artista tra gli elementi “la parte” ed il “tutto”, troveremo di certo delle analogie con le teorie Kantiane della Critica della ragion pura (o teoretica) e della Critica della ragion pratica. Kant tra le varie fenomenologie costruttiviste che analizza, si focalizza sul principio della conoscenza come atto esperienziale, ed è proprio questo concetto che emerge come “critica di messaggio” nei lavori di Daniela Boccaccini. I comportamenti dell’uomo adulto vengono ad imporsi dal modello sociale di moralità, che si spingono oltre gli insegnamenti tramandati dalle generazioni dei “padri”, trovando precari modelli di riferimento nella società dei mass-media e giungendo a muoversi in un universo sempre precario ed instabile. E’ insicurezza sociale, emarginazione di parti? o, impossibilità nell’affrontare la “depressione sociale” di questi ultimi anni, che hanno visto e stanno vedendo un impoverimento intellettuale e culturale? quindi con il proprio ruolo sociale entra in contrasto con lo sviluppo psicologico. Tecnicamente la composizione della produzione pittorica della Boccaccini, risulta divisa nel binomio digital-pittorico, così attuando le vie di comunicazione proposte e suddivise dal massmediologo canadese Marshall McLuhan (1911-1980) nel celeberrimo testo Understanding Media: The Extensions of Man (1964): ”Oggi, dopo più di un secolo di tecnologia elettrica, abbiamo esteso il nostro sistema nervoso centrale fino a farlo diventare un abbraccio globale, abolendo limiti di spazio e tempo per quanto concerne il nostro pianeta”. I limiti della comunicazione e della retorica ad essa collegati, ai nostri giorni, hanno dimostrato che i mass media, non sempre si fanno garanti di una estensione dei sensi, intesa come “community aperta” o “luogo d’agire a più mani. L’isolamento sociale è un tema delicato che oggi, sempre più, coinvolge l’intera umanità in tutte le categorie professionali e lavorative, indipendentemente dalle doti-abilità acquisite dall’individuo-bambino-uomo. La globalizzazione, idealmente, crea uno standard per differenziare gli individui, ma fallisce nella resa concreta del processo di formazione trasformazione. L’omologia, così individuata dall’artista e presa ad esame si propone di andare oltre le considerazioni ed interessi personali per sensibilizzare la parte “l’uomo” di un tutto “l’universo” che appartiene al sapere dell’umanità… Dr. Gabriele Romeo - storico e critico d’arte©