OPERA IN CONCORSO | Sezione Pittura

 | La Baia degli dei nella terra dei fichi d’India

La Baia degli dei nella terra dei fichi d’India
acrilico, tela
150x200cm

Luca Migliorino

nato/a a Asiago (VI)
residenza di lavoro/studio: Padova, ITALIA


iscritto/a dal 30 mag 2020


Under 35

https://lucamigliorino.wordpress.com/


visualizzazioni: 1017

SHARE THIS

Altre opere

 | Spring breack

Spring breack
acrilico, tela
50x40cm

 | Dancing in the dark while we said Goodbye to Lenin

Dancing in the dark while we said Goodbye to Lenin
acrilico, tela
90,5x74,5cm

 | Passo Rolle (part.)

Passo Rolle (part.)
acrilico, tela
80x60

Descrizione Opera / Biografia


Quegli elementi che, nel corso del tempo, si sono sedimentati nel territorio e, stratificandosi, hanno formato il tessuto del paesaggio si mescolano, tramite libera associazione, all’interno della superficie pittorica acquistando l’ambiguità di un’immagine onirica.

Disposti in maniera apparentemente casuale rivelano infatti, tramite degli accostamenti simbolici, la possibilità di una lettura allegorica nel tentativo di superare una dimensione puramente cronologica, per suggerire l’univocità di messaggi universali.
Come se fossimo in un luogo dove non siamo mai stati, appaiono statue e reperti storici a noi sconosciuti che, pur avendo un riferimento facilmente riconducibile alla preistoria, alla cultura greca, cristiana, romana e dei giorni nostri, sono inesistenti o, almeno... non sono ancora stati scoperti.
Rinunciando alla rappresentazione di monumenti identificabili, queste figure, con la loro libertà interpretativa, all’interno delle allegorie diventano un possibile veicolo per significati di culture ed epoche differenti.
Nel quadro il riferimento alla storia e all’archeologia si riveste di un molteplice significato: rappresenta lo scavo reale che avviene nei siti archeologici, l’esplorazione personale dettata dal proprio interesse verso la storia ed, infine, la ricerca interiore nel proprio passato che, situato sullo sfondo della propria psiche, viene riesumato attraverso gli archetipi dell’inconscio collettivo e, diventando figura, rivela il rapporto esistente tra i fenomeni esterni e il significato personale della vita.
Rifacendosi alla rappresentazione del Canova di Amore e Psiche, appaiono al centro dell’immagine le statue colossali di due amanti che stanno per baciarsi.
Sono i genitori di Eros: Penia, la madre vestita di stracci che rappresenta la povertà e la mancanza e Poros , che rappresenta l’ingegno che, ebbro di vino, si lascia sedurre.
Un serpente che, appostato su un albero lì vicino sta per agguantare un mela matura, sembra suggerire alle due figure la possibilità di un altra identità: quella di Adamo ed Eva.
Gli attimi di sospensione tra l’evento naturale che sta per accadere e l’ evento solo rappresentato dalle statue di pietra suggeriscono la duplice natura paradisiaca ma anche pericolosa della sensualità amorosa.
Il rapporto tra le due immagini, che era solo presagito, si rivela e si risolve con la morte del rettile, enfatizzata dalla vicina statua di San Giorgio e il drago.
Il mostro che nasce dalla bocca infernale e sale i gironi danteschi, viene tranciato proprio nell’attimo prima del compimento del peccato originale: in quel momento si apre la porta del sepolcro sulla quale l’albero è cresciuto e che, con le sue forti radici, ha spostato la porta di pietra.
Tramite la rievocazione della Resurrezione simboleggia la vittoria sul peccato grazie all’amore.
L’albero, oltre ad essere per Jung simbolo di crescita interiore è, in questo caso, anche
l’albero della parabola dei talenti che, cresciuto, è carico di frutti. Questi nel rappresentare il valore del risultato raggiunto nel coltivare la propria vocazione, fa riferimento alla mitologia greca: la raccolta delle mele d’oro che rappresenta una delle dodici fatiche di Ercole.
Il tema di Ercole viene ripreso nell’allegoria attraverso una incisione latina “gutta cavat lapidem”( la goccia scava la pietra): la fatica della costanza viene rappresentata tramite una scalinata e la goccia tramite una cascata che ha lavorato la pietra.
Sul frontone delle rovine di un tempio greco appare la scritta “gnothi seauton” (conosci te stesso). Citando il film ” Donnie Darko”, il motore di un aereo, precipitando, ha scoperchiato una botola segreta dalla quale esce il fumo dell’oracolo di Delfi. L’oracolo aveva predetto un destino funesto ad Achille, rappresentato dallo scudo e dai frammenti di una statua.
Il tema dell’Iliade si lega al tema dell’Odissea rappresentata da un relitto arrugginito che assume la forma del continente africano. L’Odissea, oltre a esprimere il naufragio interiore, rievoca anche il dramma dei migranti.
Questo dramma viene rappresentato da due statue che giacciono lì vicino di cui una d’oro, preziosa ma consunta, quasi spezzata rappresenta il valore e la fragilità della vita. Questa figura regge un infante: i bambini che compiono la traversata e rappresentano il futuro.
Nel quadro la marea rivela un significato particolarmente importante: simboleggia la condizione umana nell’essere in balia delle forze esterne e della fortuna evocando al contempo il mistero della scelta tramite il libero arbitrio.
Essa che, salendo, quasi si mescola al vino di Poros ricorda il miracolo del Cristo che trasforma l’acqua in vino, mentre nella statua del tallone di Achille rappresenta il confine tra la vita e la morte mettendo in luce la miracolosità dell’amore e la tragicità della vita.
Nato ad Asiago nel 1988. Diplomato all’ accademia di Belle arti di Venezia nel 2016. Vive e lavora a Padova.
Curriculum: https://lucamigliorino.wordpress.com/about