Descrizione Opera / Biografia
Gli Obake sono una forma di yurei, i fantasmi nella tradizione giapponese. Il termine obake significa una cosa che cambia, riferendosi a uno stato di trasformazione o mutamento di forma. E come il termine obake si riferisce ai mutamenti continui, questi scatti sono il seguito di una ricerca personale dove cercavo di catturare attraverso la fotografia il momento onirico dei cambiamenti di luce nella quotidianità degli spazi domestici. Lavorando sul continuo cambio degli attimi della luce cerco di fermare l’istante decontestualizzando l’idea di forma classica rendendola più astratta e impercettibile. Proprio per questo la scelta del titolo arriva dal fatto che i ‘fantasmi’ rappresentano i più effimeri esempi di raffigurazione: impercettibili, sfuggenti ma soprattutto mutevoli ed evanescenti. La foto cerca di bloccare l’ectoplasma in un istante, immortalandolo in un frame che lo ‘cattura’ obbligandolo a mostrarsi.
Nel mio percorso artistico cerco sempre di mettere in scena delle istallazioni che chiamo ‘moduli’, ovvero ogni pezzo singolo interagisce nello spazio con altri suoi simili creando degli insiemi espositivi. Nel caso degli Obake ne ho scelti tre tra i più rappresentativi che si distinguono nella loro differenza senza perdere la complicità che li accomuna.
Biografia:
Sono nato a Milano dove vivo e lavoro. Diplomato all’Accademia di Belle Arti nel 2004, inizio il mio percorso creativo traendo ispirazione dagli studi dei movimenti artistici del dopoguerra come l’espressionismo astratto e l’arte povera arrivando ad essere profondamente influenzato anche dal cinema. Partendo dall’estetica del cinema, cerco di catturare il movimento effimero astraendolo da ogni contesto. Comincio a sperimentare più tecniche e processi creativi (pittura, fotografia, incisione), sviluppando un linguaggio dove la materia e la gestualità fanno da padrone, arrivando in fine a trasportare la mia pittura in calcografia dove cerco di esprimere quel movimento istintivo e diretto del gesto pittorico (dinamicità gestuale di un attimo), come fosse uno scatto fotografico rubato. Fondamentale in questa fase creativa è l’uso quasi razionale del caso, dove la casualità offre infinite possibilità di sperimentare e generare nuovi linguaggi espressivi. Il tutto evolvendosi in un insieme di parti che cercano il dialogo con lo spazio esterno.