OPERA IN CONCORSO Sezione Pittura
if i could only remember my name
olio, su cartone
20 x 120
Andrea Rapezzi
nato/a a Livorno
residenza di lavoro/studio: Castell’Anselmo (LI) (ITALIA)
iscritto/a dal 15 apr 2014
Altre opere
Descrizione Opera / Biografia
"In un ambiente silenzioso, oggetti quotidiani si offrono alla vista privi di ogni orpello decorativo con una visione spaziale che si modifica nella sequenza temporale da cui scaturiscono colloquiali giochi d'ombra".
Sull'opera di Andrea Rapezzi
Se ne stanno lì: ferme e silenziose - vuote - ad aspettare non si sa che, avvolte in un velo misterioso che ci costringe a osservarle intensamente, a interrogarle.
Le ciotole protagoniste dei dipinti di Andrea Rapezzi, interessante artista livornese da sempre fedele al linguaggio pittorico, sono quelle che usavano una volta, le stesse che da bambini vedevamo nella "cucina della nonna" - di ceramica bianca, con il bordo azzurro mare delineare dolcemente le forme - e che oggi potremmo forse incontrare, nascoste tra mille pezzi, in vendita su qualche banco stipato di un mercatino dell'usato.
Si tratta di oggetti qualsiasi, di poco valore, persino un po' banali per le linee semplici e scarne che le caratterizzano: eppure così segretamente belle, in grado di affascinarci con la loro innata capacità di sprigionare ricordi sommersi e atmosfere d'altri tempi, tinte di una patina malinconica incarnata in quei segni di sottile usura che, in alcune opere, insidiano impudentemente il candore della ceramica. Un monito per ricordare il tempo che scorre, segnandoci irrimediabilmente.
Certo, si tratterebbe solo di ciotole...
Ma l'artista le ritrae insistentemente, in maniera quasi ossessiva, riportandole alla quotidianità di cui un tempo erano protagoniste e cercando nella loro seriale riproduzione un'essenza profonda, un significato esistenziale che oltrepassa l'ovvietà dell'oggetto, dipinto solitamente su un supporto di piccole dimensioni e reso attraverso brevi pennellate, stese lentamente per instaurare con l'opera un rapporto di sincera intimità.
Rapezzi decide di proiettare le sue ciotole in un contesto assoluto, privo di riferimenti spaziali definiti: di volta in volta ognuna di esse viene letta secondo prospettive diverse e ammantata di una luce particolare, che suggerisce un preciso momento del tramonto. Non un tramonto qualsiasi ma quello come si vede dall'alto delle colline di Castell'Anselmo, una frazione in provincia di Livorno in cui l'artista vive, circondato dagli affetti.
Sembrerebbe, allora, che Rapezzi dipingesse queste ciotole esattamente come si usa fare per un ritratto a una persona di cui, a partire dalla fisicità, si intende cogliere "quel qualcosa" che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, non tutti riescono a vedere.
E in fondo, queste ciotole, così umili e dignitose, hanno davvero molto di umano, riescendo a parlarci di noi più di quanto farebbero mille frasi.
Di noi...
Seduti, in silenzio, ad aspettare quel non si sa che.
Alice Barontini