Descrizione Opera / Biografia
C’è un punto ed un momento in cui le cose cedono, si disgregano, collassano. Può essere un lento erodere, come ci insegnano le montagne e i greti dei fiumi che ne scavano lentamente i fianchi di roccia, o può essere il risultato di un cedimento improvviso, di una collisione istantanea. Che siano frutto di battaglie fisiche o della scavare del tempo che corrode, le rovine lasciano trapelare qualcosa della loro provenienza. La storia delle immagini non è che un riannodare il filo, aggiungere anelli ad una catena che si perde nel tempo e che lotta contro il tempo. Gesti che ritornano, sguardi che persistono, archetipi che riaffiorano e ci indicano una strada. Se il tempo presente, come sosteneva Marc Auge’, non ha più il tempo di produrre significative rovine, ma solo macerie velocemente sostituibili, allora invertire la rotta significa anche partire da ciò che è scarto, residuo, frammento. Gli “studi per una scena di battaglia” rimandano a tutto questo. Frammenti di figure che scagliano pietre, tentano di costruire rifugi, mostrano la schiena cercando la fuga. La battaglia è contro il tempo, contro le cose che terminano. Scagliare una pietra e’ un gesto di sfida. Cosi, una pietra che viaggia nell’aria è un principio di rivoluzione, che sia uno specchio del moto di rivoluzione terrestre e planetaria oppure un gesto di rivolta. Pare strano che la stessa parola “rivoluzione” indichi dall’etimo latino un rivolgimento, un ritorno al punto di origine e allo stesso tempo significhi anche un cambiamento radicale e rapido dell’ordinamento costituito. Le immagini, come sassi lanciati nella storia, viaggiano nel tempo per frammenti, enigmi e cose non dette e portano tracce che si sedimentano nella memoria.
“Studio per una scena di battaglia” vuole essere anche questo, un censimento di gesti frammentari. Alla ricerca di un ritorno o di una rivolta. Come la parola “rivoluzione” contiene entrambe le idee, così può farlo anche l immagine
Lanciare un sasso nello stagno, e’ una locuzione che rimanda all’idea di compiere un primo gesto, originario della propagazione di onde che portano nella superficie dell’acqua una memoria di quel gesto iniziale, che lentamente va ad affievolirsi finché ritorna la stasi immobile dell’acqua.
E’ necessario continuare a lanciare pietre allora, che sia verso uno stagno o altrove, perché la memoria di un gesto originario non vada perduta
Matteo Tenardi, nato nel 1984 a Castelnuovo Garfagnana (Lu), vive e lavora a Massa (Ms). Dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’Arte F. Palma di Massa consegue il diploma accademico di primo e di secondo livello all’Accademia di Belle Arti di Carrara. La sua ricerca si sviluppa da sempre attorno alla figura e alla relazione di questa con lo spazio, sia per via installativa che attraverso il disegno e la pittura che spesso hanno per Tenardi una attitudine quasi progettuale. Tra le principali mostre personali si ricordano l’ultimo progetto, “Litomachie”, presentato nel 2022 a Spazio Heart (Vimercate, Mb) per la cura di S. Bartolena e A. Fettolini; nel 2020 il corpus dei lavori del ciclo di “Costruire Rifugi [la curva dell’oblio e l’errore del tempo]” viene esposto da Zaion Gallery negli spazi dell’ex lanificio Pria a Biella; nel 2017 invece grazie alla sinergia tra Casa d’Arte San Lorenzo e la Galleria Spazio Testoni le opere appartenenti alla serie di “Luoghi Instabili [la deriva delle cose e il ciclo dell’acqua]” vengono presentate contemporaneamente in due personali, una a Bologna nella Galleria Spazio Testoni ed una a Roma da Fondamenta gallery per la cura di G.E.L. Nidiaci. Tra le collettive che invece hanno segnato delle tappe nella ricerca di Tenardi si ricordano, nel 2017, la mostra “Ricognizioni”, a cura di A. D’ambruoso al BocsArt Museum di Cosenza; nel 2014 prende parte alla mostra “Artsiders” a cura dell’allora sovrintendente ai beni artistici dell’Umbria, F. De Chirico, ospitata all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia; sempre nel 2014 una sua opera entra nella Collezione Farnesina, la collezione d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri, al Palazzo della Farnesina di Roma; nel 2013 invece si ricorda la mostra del Primo Michetti, al Museo Michetti di Francavilla al Mare (Ch) dove l’opera presentata vince ex aequo il premio acquisto ed entra nella collezione del Museo; nel 2012 partecipa alla collettiva “Incursioni Figurative” curata da F.De Chirico e C.Cipriani alla Galleria Nazionale di Cosenza (Cs). Infine è nel 2009 che prende forma il progetto ambientale temporaneo realizzato nella ex Cava del Monte Pelato (Ms), sulle Apuane, in occasione della giornata del contemporaneo in collaborazione con la galleria 911 di La Spezia (Sp)