Descrizione Opera / Biografia
Marilina Marchica ha messo a fuoco una riflessione sul tema dell’abitare e sulle sue implicazioni sentimentali in termini di relazione tra l’individuo e la sua casa.
La dimensione dell’abitare, infatti, attraversa la sua intera ricerca, dal ciclo Landscapes ai Frammenti, in quanto è l’idea stessa di confine che accompagna l’esistenza umana.
Invece della grafite tradizionale Marilina Marchica sceglie l’ossido minerale che le permette di sviluppare un parallelismo concettuale tra il materiale e il paesaggio. Grazie all’uso di questi materiali il paesaggio si rivela così nella dimensione più congeniale al nostro tempo, sempre effimero, nomade e in divenire esso ci spinge sempre oltre i confini di ciò possiamo controllare.
In questa esplorazione portatrice di una metafisica della presenza, la figura perde la propria sovranità in favore di una processualità continua dove il frammento è l’unica forma possibile di scrittura. Nell’immaginario dell’artista la frattura è una zona di instabilità e turbolenza dove sperimentare una fibrillazione, così come il crollo, la rovina e la caduta divengono gli elementi decisivi capace di garantire un avvenire al frammento.
Se, come afferma il poeta persiano Rumi Se la forma scompare la sua radice è eterna, scopo della sua ricerca non è la forma ma la riflessione che da essa o intorno a essa scaturisce.
Il suo nuovo sguardo sull’abitare modifica la sua visione delle cose ed è per questa ragione che tra astrazione e concretezza Marilina Marchica incrocia disorientamento e cartografia. Lo spazio dell’abitare diviene così prodigio e possibilità di messa a fuoco di una forma senza confini, intimamente connessa alla ricerca sul rudere come frammento.
Per Marilina Marchica il frammento porta con sé la negazione di forma e materia, le architetture dis-abitate assumono un valore simbolico in relazione ai crolli, alle demolizioni e all’abbandono e si impongono come metafora di una dimensione universale ed esistenziale.
Testo di Cristina Costanzo