Descrizione Opera / Biografia
Duemila Duecentosettantacinque.
Il numero di mascherine raccolte da terra da Giovanni Presutti. Partiamo da qui, allora, da un gesto. Il sollevamento, sinonimo di sollievo. Che è pure una liberazione. Non a caso Soullevament è anche il titolo della gigantesca monografia espositiva sul
vasto quanto scomodo tema dell’insurrezione al Jeu De Paume (Parigi, 2016). E non è quel che fa Presutti sul solco di nomi illustri? No haras nada con clamar. Perché piangere non porta da nessuna parte, recita Francisco de Goya in un disegno di oltre due secoli fa. Rise up is a gesture. Leggiamo nel catalogo di suddetta mostra che traccia un arco di pratiche sociali di sollevamento. Sociali perché vi è un fine, o meglio un nuovo inizio. Forse, si spera. Sollevare, alzare da terra, raccogliere la mascherina. Prima ancora di tentare una “azione” volontaria e condivisa, traduco a mano, ci alziamo con un semplice gesto che ribalta di colpo il peso che la sottomissione ci aveva, fino ad allora, imposto. Aggiungo, sollevare un peso, anche simbolico, da terra, significa dunque vincere una forza, una gravità. E la sfida ambientale, lo è. Impone un cambiamento. Non solo climatico. Di pensiero. Ovvero una disobbedienza. Scrive Georges Didi-Hubermans in merito It does not suffice to disobey. It is critical, also, that disobedience – the refusal, the call for insubordination – be transmitted to others in the publicspace. Non basta disobbedire, ci ricorda lo storico dell’arte francese, o superare il “blocco”, per “lanciarlo in aria” come su una radio pirata, per reiterarne il messaggio. Uno, due, tre… provate a
contare fino a 2.275. To give it, in this way, a political meaning. Perché esca dal recinto individuale e assuma una dimensione pubblica, dunque politica. E qui si scopre l’arte, partecipata, nel
momento che è concepita come pubblica. All’aperto.
Arriviamo alla ragnaia di Villa Rospirosi dove Presutti manifesta il sollevamento. Anzi lo ambienta poiché l’opera si nutre come una pianta di un milieu. Di un contesto. Le mascherine sono raccolte
in un totem visivo che figura la società dello scarto posta su una soglia. Un cancello chiuso ne impedisce l’ingresso, anche allo sguardo. Simboleggia tout court una cesura mentale. Così va letto l’intervento di Presutti, in quel di Prato, una mappa concettuale descrivibile da una diversa “legenda” di pace. Il ricordo della ragnaia allora quale trappola per uccelli diventa un habitus per ripensare il presente e il suo canto. Metafora di una nuova idea di giardino. Ben riassunta dal filosofo Venturi Ferriolo (2019): Il poeta è il cuore e il giardino il teatro del mondo, dove osserviamo le relazioni che garantiscono la vita dell’uomo interconnessa con gli altri elementi animali, vegetali e minerali, che fanno del giardino il luogo profondo e vero del riconoscimento. Una rete di sottili convivenze e reciproche inclinazioni arricchisce il verbo geometrico del giardino all’italiana. Anche l’umano. Senso, dunque, di appartenenza ad una terra che non è muta. Servono nuove immagini allora per spezzare quell’isolamento cognitivo, di cui l’epidemia da coronavirus è forse la più recente manifestazione. Ma le cose umane spesso interferiscono con il fiorire e la loro saggezza non è quella di un albero maestro. Perciò ogni gesto, suggerisce Presutti, ha un suo contrario. Il sollevamento. Un gesto poietico certo ma anche antropologico, comportamentale, poiché nega l’usa e getta, espressione fisica del secolare dualismo cultura/natura. Ovvero il fallimento dell’antropocentrismo come primato dei sapiens sulle restanti forme di vita. Duemila Duecentosettantacinque. I numeri quando scritti per esteso diventano irriconoscibili. Come le mascherine, non ce ne siamo accorti. Per un po’ hanno disegnato la paura sui nostri volti.
Steve Bisson (estratto del testo)
Parigi, Novembre 2023
BIO:Dopo la laurea in Legge si diploma nel 1998 presso la Scuola Art’E di Firenze, Nel 2004 frequenta il Master di reportage alla scuola John Kaverdash di Milano e dal 2003 al 2005 partecipa al progetto Reflexions Masterclass sotto la supervisione di Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret. Successivamente ha una intensa attività espositiva in Italia e all’estero (tra le città in cui ha esposto New York, Parigi, Londra, Los Angeles, Madrid, San Pietroburgo, Mosca, Tel Aviv, Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, Napoli, Genova, Pietrasanta) presso gallerie, musei e centri culturali sia pubblici che privati, tra le quali la partecipazione alla edizione 2011 della Biennale di Venezia e alla edizione 2012 del festival di fotografia Rencontres D’Arles. Sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche tra cui quelle del Musa - Museo dell’Assurdo di Castelvetro Di Modena e del Museo Della Specola di Firenze e la Bibliothèque nationale de France. Ha pubblicato i libri “Mirror” , ”Contemporanea” e ”The era of beyond truth”, e su varie riviste.Fa parte del collettivo Synap(see) ed è rappresentato dalla galleria Die Mauer.