OPERA IN CONCORSO | Sezione Pittura

 | DEMIAN

DEMIAN
olio, su tela
70x50

GIANCASTELLI

nato/a a Torino
residenza di lavoro/studio: Torino, ITALIA


iscritto/a dal 05 mag 2023

http://www.plurispazialismo.com


visualizzazioni: 66

SHARE THIS

Altre opere

 | AGeCroNF CiQ1

AGeCroNF CiQ1
olio, su tela
60x60

 | UMANO E DIVINO

UMANO E DIVINO
olio, su tela
60x60

 | Plurispazialismo Astratto

Plurispazialismo Astratto
olio su tela, su tela
su tela

Descrizione Opera / Biografia


Gian Luigi Castelli, per formarsi artisticamente, fu allievo dello spazialista Mario Matera e dipinse omaggi a grandi maestri affinando le tecniche e il tocco d’artista. Dopo i periodi futurista e surreale-metafisico, ispirato dai tagli di Fontana che fanno intuire spazi al di là della tela, si è avventurato nei plurali spazi mentali (spazi ove conscio e inconscio collaborano e pensieri e significanti fluiscono) e nel 1999 creò il “Plurispazialismo”.
Con esso ha dato dinamicamente corpo a fluenti pensieri e significanti organizzando pulsioni, sensazioni, emozioni e anche idee, Cèzanne si era fermato a dare staticamente corpo a idee organizzando sensazioni (fonte il filosofo docente universitario Marco Vozza).
Castelli nel 2017 ha fondato l’estetica del pensiero fluente.
Mentre la ricomposizione dell’eterogeneità tra fenomeno e noumeno, superficie e profondità appare vissuta da Cézanne, in modo istintivo e diretto come idea statica, il “Plurispazialismo”, facendo percorrere iter di pensiero, la fa vivere in modo dinamico e cosciente.
Inoltre, sulla base della sua formazione umanistica e scientifica a livello universitario, col “Plurispazialismo” Castelli ha inserito nell’arte sia la visione della fisica quantistica, con il suo caos, la sua indeterminazione e sovrapposizioni di stati che l’osservatore, interagendo, può determinare (al Festival della scienza di Genova è stato detto che la visione della fisica quantistica arricchirà il modo di pensare dell’umanità rendendolo più flessibile, probabilistico e aperto agli altri e meno deterministico e assolutistico, riducendo così le occasioni di scontri forieri di guerre), sia reti relazionali (simili a quelle democratiche di internet, in cui navigare). Pertanto il fruitore delle opere plurispaziali, determinando segni ed elementi indeterminati con proprie interpretazioni che correla, navigando in reti relazionali, può creare racconti diventando anche lui un artista “io creatore”; un artista che, secondo la definizione di Umberto Galimberti, s’inoltra nell’indifferenziato dove tutto è contaminato seguendo proprie regole e modalità e ne emerge operando senza esserne catturato e risolvendo la confusione e la contaminazione di una miriade di significati (Van Gogh era arrivato a portare l’artista produttore dell’opera da riproduttore a essere un “io creatore” e ha influenzato la pittura del novecento).
I dipinti plurispaziali, campi di forma con potenziale informativo simili a quelli quantistici e alocati (fonte il fisico quantistico Massimo Teodorani), si presentano come sembianti irraggiungibili, attivano le figure retoriche, rimandano continuamente ad altro, non suggeriscono un’unica soluzione e aprono al racconto nel cui infinito i concetti sorgono, si piegano e si inanellano, il “Plurispazialismo” va così oltre l’arte concettuale ed è stato anche denominato “Arte Racconto”.
Il “Plurispazialismo”, stimolando il racconto e quindi il pensare partendo da immagini, induce a non fermarsi soltanto emotivamente sulle immagini come invece si è teso nella seconda decade del 2000, fermarsi che tarpa il senso critico, le capacità linguistiche e può portare a una regressione intellettuale, a un impoverimento della coscienza e a situazioni nefaste.
Parafrasando Rilke, similmente alle “cose”, gli elementi dei dipinti plurispaziali aspettano di essere decantati e raccontati da esseri ancora più sfuggenti di loro che come viandanti percorrono propri iter ispirati dai dipinti stessi; interferendo con i dipinti plurispaziali, in un ambito di pensiero divergente e in un ciclo senza fine, si realizza una realtà emergente.
L’articolo del “Corriere dell’Arte 11 Aprile 2014” indica il “Plurispazialismo” come una nuova corrente artistica che introduce reti relazionali, simili a quelle democratiche di internet, in cui navigare e che segna il passaggio dalla visione classica deterministica e rigida, di cui è ancora impregnata la nostra società e che è rappresentata dalla fisica classica che ha connotato la concezione del mondo per lungo tempo, alla visione che sta iniziando ad affermarsi, una visione indeterministica, probabilistica, fluida, flessibile e relazionale in cui si sovrappongono varie interpretazioni, visione che trova un riscontro nella interpretazione fisica quantistica del mondo e che è fondamentale anche per le realizzazioni elettroniche (computer, cellulari, GPS, radio, ecc).
Il dipinto plurispaziale “Demian” è stato riconosciuto dalla critica essere l’emblema del sopraccitato passaggio e dell’inserimento nell’arte della visione quantistica e di reti relazionali.
Queste prerogative del “Plurispazialismo” sono state evidenziate anche nel libro di Vittorio Sgarbi “Porto Franco”, in una nota critica di Josè Van Roy Dalì figlio di salvator Dalì, da Dino Marasà in un articolo pubblicato sul trimestrale “Effetto Arte” curato da Paolo Levi e in una monografia di Castelli curata da Vittorio Sgarbi.
Maggiori informazioni si trovano sul sito www.plurispazialismo.com