Descrizione Opera / Biografia
Ho provato a sviluppare, a partire dalla materialità di due statuette cultuali, un’estroflessione psichica della mia sensibilità e del mio bagaglio sentimentale. I ”feticci” che danno il titolo all’opera passano così dall’essere i correlativi oggettivi d’una cultualità di natura popolare, oramai sterile e improduttiva, all’essere, mediante la loro revitalizzazione pittorica, i referenti, vivi e parlanti, d’una esperienza intima ancora viva e bruciante nel momento della sua esternazione su tela. Il ricordo privato, il sentimento provato, la soggettività irriducibile dell’esperienza amorosa diventano, in tal modo, oggetti-feticcio nel momento in cui questa loro carica simbolica si oggettifica nella forma riconoscibile e quotidiana, ora dotata di tangibilità e compiutezza storica, proprio nel suo essere chiusa e conclusa nel dipinto. La forte dicotomia dei colori oppone, sul piano del senso, le diverse pulsioni dei due soggetti del ricordo sentimentale e, sul piano della materia, l’approccio differente che anche lo spettatore può esperire nell’osservare il quadro. Impenetrabile e oscuro l’uno, in subbuglio di colore ed emotività l’altro. L’opposizione, ancora viva e incontrollata sul piano psichico, viene ”addomesticata” sul piano materiale nella forma del feticcio che, donandogli compiutezza estetica, ne completa il senso. Esso è, per me, personale, emotivo e artistico ma diviene, agli occhi di una coscienza esterna, di un qualunque spettatore, una possibile ricostruzione esperienziale: chi guardi questo quadro può ritrovare, nella neutralità oppositiva di questi due feticci, l’epifania che risvegli, mediante un ricordo che si fa realtà, la propria, personale, vicenda di vita, ora per tutti raccolta nell’immagine di due fiere tutelari.