Descrizione Opera / Biografia
”Irma Vep” è un video in cui la narrazione è realizzata tramite il testo come negli intertitles dell’epoca del muto.
Irma Vep è una delle prime femme fatale – o vamp, contrazione di vampire di cui il nome Irma Vep è anagramma – della storia del cinema: interpretata dall’attrice Musidora, è una ladra che indossa una catsuit nera nel film a episodi “Les Vampires” (1915) di Louis Feuillade. Affascina prima i surrealisti, e in seguito registi come Olivier Assayas che realizza un film (1996) e una serie TV (2022) dal titolo “Irma Vep”: sono entrambe opere metanarrative in cui si tenta di realizzare un reenactement del serial dei primi ’10, con l’attrice che, nel primo caso, indossa una catsuit nera in vinile acquistata in un sexy shop.
Irma Vep è un alterego dell’artista Eleonora Roaro basato su interviste realizzate a prodomme (contrazione di professional dominant) attive tra Milano e Torino. È un personaggio corale che permette una riflessione su sex work, feticismo, desiderio e immagini nella contemporaneità, in una dimensione onlife in cui i confini tra online e offline sono sempre più sfumati. Con la sua catsuit in latex e stivali lucidi, Irma Vep è un’immagine virtuale che incarna pulsioni feticistiche e sadomasochiste (SM). Come scrive Arnheim pochi anni dopo l’invenzione del sonoro, nel cinema muto, che opera esclusivamente con le immagini, il canale sensoriale è quello della vista; diventa quindi il campo privilegiato per esplorare il legame tra immagini e feticismo, nonché il feticismo per le immagini. “Il feticcio sarebbe affatto un simbolo, ma simile a un piano impressionato e fissato, una immagine impressa, una fotografia alla quale si ritornerebbe sempre”.
Irma Vep è una performance che permette di considerare le pratiche SM come una performance culturale: mettono in scena dinamiche di potere che possono, nel contempo, attingere e rinnegare i propri referenti sociali. Le relazioni sessuali, così come le relazioni politiche, sono percepite come lotte per il potere, con la peculiarità che, nel caso del SM, queste posizioni sono intercambiabili, così come i ruoli di genere.
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Eleonora Roaro è un’artista visiva e ricercatrice con sede a Milano. È docente presso la NABA (Milano) nei corsi triennali di Cinema & Animazione e Creative Technologies, e presso lo IED (Milano) nel triennio di Product Design. La sua ricerca si concentra sulla video arte, sulle pratiche d’archivio, sull’archeologia del cinema e sul cinema-going. Come artista, il suo lavoro è stato esposto dal 2011 in numerosi musei e gallerie, tra cui La Triennale (Milano), Fabbrica del Vapore (Milano), Casa degli Artisti (Milano), CAMERA (Torino), MACRO (Roma), CAMeC (La Spezia), E-Werk (Friburgo), Maison de la Culture (Clermont-Ferrand), La Friche (Marsiglia), Istituto Italiano di Cultura (Madrid e Praga). In qualità di assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Udine, nel 2019 ha lavorato al progetto ”VR e AR nella valorizzazione del patrimonio culturale e artistico”. Dal 2020 al 2024 ha fatto parte del progetto ”Sensing Dolce Vita: An Experiment in VR Storytelling”, vincitore del MISTI Global Seed Fund (Massachusets Insitute of Technology e SISSA, Friuli-Venezia Giulia). Alcuni dei suoi articoli più recenti si sono concentrati sull’architettura cinematografica e sulla ricostruzione in VR (L’Avventura, 2020; Alphaville, 2021), sulle sale cinematografiche nelle arti visive (LabCom, 2021) e sul lavoro di Lynn Hershman Leeson (Mimesis, 2019).