Descrizione Opera / Biografia
Spleen - Cronache di una routine (precedentemente)sottovalutata è un progetto di lavori, tutti elaborati con pittura acrilica e collage fotografico su tela, tutti nel formato quadrato. Sono soggetti che hanno un evidente riferimento al periodo storico che stiamo vivendo; ripercorrono la quotidianità evidenziando le assenze, le distanze tra i soggetti. E le “assenze” per me, portano inquietudine, lo ”spleen”, una parola derivante dal greco σπλήν (splḕn), che significa ”milza”, come la parola inglese. La concezione di spleen e di melanconia deriva dalla medicina greca degli umori, secondo cui, per una strana associazione, la bile nera (prodotta dalla milza) porta ad uno stato di inquietudine, di malessere esistenziale. Inoltre, in Cina lo spleen è uno dei fondamenti del carattere e si pensa che influisca sull’umore. In francese, spleen rappresenta la tristezza meditativa o la malinconia ed è generalmente conosciuto attraverso l’opera del poeta francese Charles Baudelaire. Da qui nasce la riflessione che ognuno di noi porta con sé immagini che in qualche modo lo hanno segnato. Siamo fatti di ricordi e i ricordi per la maggior parte delle persone sono soprattutto visioni, a cui sono connesse parole, suoni, sensazioni tattili e olfattive. Il nostro senso di identità è dato proprio da ciò che ricordiamo e dal modo in cui lo ricordiamo. La memoria, però, non deve essere confusa con la realtà oggettiva, perché è una sua ricostruzione. Potremmo dire che la realtà oggettiva in un certo senso non esiste, dato che l’unico modo di percepirla è attraverso la nostra individualità, e quindi la percepiamo in maniera distorta. È proprio questa distorsione che le imprime dei significati. Nel nostro cervello si accumula tutto ciò con cui entriamo in contatto, ci portiamo quindi con noi un enorme inavvertito cognitivo, di cui non siamo coscienti ma che ci identifica molto più di quanto crediamo, il famoso rimosso, fatto di forme, suoni, oggetti, desideri che alcune situazioni possono far riemergere all’improvviso, involontariamente: la sfumatura di un orizzonte, il profilo di un volto, un tema musicale, il ritmo di un gesto, la texture di un materiale scolpito, il gioco di prospettive creato da un edificio, le ombre di chi c’è stato accanto.
BIO
Daniela Di Lullo (Napoli) svolge i suoi studi al Dams Arte di Palermo, dove nel 2005 ha conseguito la laurea magistrale. Nel 2009 si abilita in Disegno e storia dell’arte all’Accademia di belle arti di Palermo. Partecipa al progetto The School of Narrative dance di Marinella Senatore a Roma, Venezia e New York. Nel 2018 è finalista dell’ Emerging Talents//Mattatoio Roma; vincitrice del CascinaFarsettiArt 2018 – Altre Visioni; nel 2019 è tra i finalisti del Miami New Media Festival - Identity: The new frontier – ed espone il video Almost blue al Macro Museo d’arte contemporanea di Roma; vincitrice di A mano libera – Galleria Incinque Open Art Monti – Roma; nel 2020 è finalista del 14° Premio Arte
Laguna e Artista Segnalata dalla giuria del 11° COMBAT PRIZE 2020. Espone a Paratissima Needs a Bologna e Paratissima Art Station - Places for People all’Ex Artiglieria di Torino 2020.