Descrizione Opera / Biografia
Descrizione Opera:
Il mondo virtuale è il luogo nel quale si esprime il paradosso di essere costantemente connessi, ma al contempo di provare un crescente distacco gli uni dagli altri.
Con questo ciclo di opere, che emergono da un archivio digitale di immagini, la Brown punta la lente sulle tensioni che intercorrono nelle interazioni umane, in un’epoca ove la libertà e il desiderio di movimento, di stanziarsi altrove nel mondo, di salvaguardare relazioni intime nonostante la lontananza, si avviluppano caoticamente, torcendo il tempo e lo spazio in ambiti sempre più precari, coagulandosi in paesaggi di sagome sfocate, in una complessità visiva dettata da codici e dati confusi che divengono metafora di questa alienante condizione.
Grazie a una mescolanza del medium digitale con l’analogico, in un percorso lento e meticoloso, la Brown intercetta istantanee sgranate e frammentate, dove i pixel, perdendo l’aderenza con l’algoritmo, squarciano la cortina del virtuale e svelano paesaggi di vita reale, in cui riaffiora l’immaterialità del sentire umano, attraverso un immaginario perturbato dalla fragilità.
La mancanza di segnale spalanca così il baratro dove i ponti telematici si inabissano, trascinando la realtà virtuale verso un fondale instabile, nelle cui sabbie si affossa la simulazione di una materialità svanita, perduta, assente. Ed è da questa imprevista sparizione che comincia la ricerca delle memorie, di ricordi che sbiadiscono e sfocandosi si allontanano, ormai quasi inaccessibili. Il disegno diviene così strumento di autentica ricostruzione di ciò che è scomparso, ma che ancora è, registrazione in alta fedeltà di un suono estinto, ma che ancora esiste.
Testo di Vittorio Beltrami.
Bio:
Alessandra Brown (UK, 1992). Si laurea in Storia (Università di Bologna, 2013), consegue un master in Storia e Filosofia dell’Arte (University of Kent, 2014) e si laurea in Arti Visive (Accademia di Belle Arti di Bologna, 2018).
L’indagine degli effetti del tempo e dello spazio sono elementi chiave nella sua pratica. Il suo immaginario contiene un senso di perdita e svanimento, in bilico tra l’assenza e la presenza, il passato e il presente, il reale e il virtuale. Nei suoi progetti impiega una combinazione di processi digitali, fotografia, disegno, pittura e objet trouvé.
Nel 2020 è invitata da galleria “Curva Pura” di Roma a fare una mostra personale, vince il bando “Impronte”, residenza di 6 mesi presso la Fondazione Lercaro di Bologna, e il premio “Forme del Desiderio”. Nel 2019 vince il “premio ORA”, il bando di residenza “Vis à Vis – Fuoriluogo 22”, il “premio Arcipelago” e il premio “Malamegi Lab II”; è finalista del “Ashurst Emerging Art Prize” e del concorso “ASPA awards”. Sempre nel 2019 realizza una mostra personale, “Waiting for Venus” e partecipa alle mostre collettive “Geografie della Memoria”, al festival ravennate “Camera Work – Circuito OFF” diretto da Denis Curti, e le mostre “Sedimenti” e “Binomi”. Nel 2018 è finalista del “Premio Nazionale delle Arti”, viene scelta per “Ai Piani Intimi”. Lo stesso anno apre assieme ad altri tre artisti “SottoSuolo”, uno spazio dedicato alla sperimentazione artistica e a mostre di artisti emergenti.