Descrizione Opera / Biografia
Le CostuMistiche presentano l’opera
Rètina
La rètina è la membrana più interna del bulbo oculare. È la componente fondamentale per la visione, perché è su di essa che la luce si trasforma opportunamente così da dare un’impressione che, arrivata al cervello, diventa sensazione luminosa.
Rètina come linguaggio universale. Come caratteristica innata dell’essere umano. Come incipit di gesti semplici: vedere, guardare, contemplare.
Da un vedere ciò che è evidente, a un vedere intenzionale, a un vedere ”oltre”. Lo sguardo è sempre mediatore tra interno ed esterno. Ed è il mezzo che consente la trasmissione immediata di emozioni e sensazioni.
L’opera Rètina nasce da queste riflessioni per esplorare oltre. Diventa, così, metafora delle dualità dell’esistenza: interno-esterno, luce-ombra, vuoto-pieno, cielo-abisso, maschile-femminile.
Da qui, un’opera dal duplice volto, fruibile in due diverse condizioni: luce e assenza di luce.
La creazione di Rètina si avvale di più materiali: reti da pesca usate, resina bicomponente, chiodi, spaghi, tombolo da ricamo, iuta, vernice al fosforo.
Si è scelta la rete da pesca per il suo carattere ”nudo e crudo”, per il suo essere tessuto non tessuto, inconsistente e solido, tangibile e intangibile, per i suoi vuoti e i pieni.
Le reti di cui si compone Rètina hanno una loro storia, sono state reperite personalmente dai pescatori del porto di Fiumicino per essere modellate.
Ed è durante la lavorazione che, quelle stesse reti, da sempre maneggiate da mani maschili, hanno fatto emergere un animo femminino. Come se, attraverso la sagoma di un manichino assente, prendesse corpo una presenza evanescente a rievocare archetipi femminili ancestrali. Da oggetto informe, dinamico, volubile, destinato alle intemperie marine e limitato alla crudeltà della sua funzione, a manufatto scultoreo, non più informe, non più dinamico, non più volubile, modellato da mani femminili.
Così, la rete abita l’abisso e nel risalire si fa abito. Riaffiora dal mistero delle profondità alla superficie dell’acqua che si fa specchio della volta celeste, congiungendo abisso e cielo.
Questa congiunzione di dimensioni, sia fisiche che simboliche dell’esistenza, si completa nella ricostruzione fedele della costellazione di Andromeda. Costellazione scelta per le suggestioni e i rimandi offerti dal mito. La sua raffigurazione, realizzata attraverso spaghi e vecchi chiodi in ferro battuto, rievoca ancora una volta il concetto di rete. Il disegno degli astri si rifà alla loro esatta posizione nel giorno stesso della realizzazione di Retina (09/11/2016). Le indicazioni fotografiche sono state gentilmente concesse, su richiesta, dall’Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, e ottenute attraverso uno specifico software astronomico.
La visione dell’opera anche in assenza di luce, secondo il concetto di dualità espresso all’inizio, è data da una patina di vernice al fosforo su rete, chiodi e spaghi.
Dossier Biografico
Le CostuMistiche
è un duo artistico fondato nel 2012 a Roma, da Serena Furiassi e Valentina Cardinali.
Lavorano parallelamente sia nell’ambito del costume che dell’arte, dividendosi tra la realtà teatrale e scultorea/installativa.
Partendo da un concetto di costume inteso, non solo come abito da indossare,ma come mezzo per interpretare il personaggio attraverso la sperimentazione di materiali e volumi differenti tendenti a suscitare mondi simbolici e archetipici, con risultati unici e originali.
Il loro intento, è quello di riuscire a tenere legati questi due mondi, uscendo fuori da uno spazio scenico ed evocando opere sospese nel tempo.