“Noi
non siamo innocenti / Storia piccola e rossa sull’abuso infantile." è
parte di un progetto autobiografico e in fieri chiamato Historia de un
Amor.
Quante dimensioni ha una vita umana guardata dal di fuori?
Se
è vero che la cura, l’amore e l’attenzione rivolte ad un essere umano
restituiscono ad esso una profondità sensibile è altrettanto vero che il
conflitto, la violenza e l’indifferenza possono appiattirlo fino a
renderlo privo di spessore.
Una fotografia, immobile e cristallizzata, destinata alla distruzione.
Historia
de un Amor racconta di una storia vera i cui personaggi, in costante e
reciproco conflitto, hanno perseguito l’autodistruzione fino alla morte
ad eccezione dell’autrice, e la racconta dividendola in due parti: la
prima, da cui "Noi non siamo innocenti" è tratta, mostra i sentimenti, i
traumi ed i pensieri della sua stessa protagonista, e si compone di una
serie di foto analogiche ri-fotografate su uno sfondo che, cambiando,
svela le riflessioni condivisibili di uno spicchio di vissuto
estremamente intimo.
Foto deturpate e stracciate nei momenti di dolore, nonostante questo mai gettate.
Alexi
Paladino cerca di sollevare una riflessione sul concetto di innocenza e
sulla reazione emotiva popolare riservata alle situazioni in cui un
bambino è vittima di abusi e ne sopravvive.
Che
cosa succede nel “dopo”, quando la ferocia verso “l’orco” si esaurisce?
La tentazione verso un facile linciaggio non toglie l’attenzione dovuta
alle vittime? Perchè i bambini sarebbero depositari di un’innocenza
formale che, de facto, non procura nessuna salvezza e che spesso non fa
alcuna differenza?
Cos’è
un bambino, se non un essere umano? E perchè mai un essere umano una
volta cresciuto dovrebbe essere “colpevole” in quanto adulto?
In
un mondo che ignora le esigenze di ascolto reciproco a favore di una
facile e superficiale indignazione e del fastidio verso tutto ciò che
può disturbare, la violenza è una spirale senza fine, dove il futuro
psicologico delle vittime è lasciato al caso, e la possibilità della
reiterazione del male è altissima.
In
un taglio di luce quasi voyeuristico, spicca il rosso educato di un
flutto di sangue di broccato, fasullo e per questo accettabile. Due
bambine sono sedute su un divano, entrambe sono state vittime di abusi.
Le loro facce sono scarabocchiate dalla stessa mano dell’autrice ai
tempi dello scatto.
Il
suo sorriso è intatto solo nel riflesso sul tavolino, a sinistra, così
come nella realtà il dramma venne sistematicamente soffocato, taciuto
dai presenti.
Nella disperazione, l’incertezza del segno sul suo volto come una preghiera:
“Io non voglio sparire.”